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Antonio Socci: "Così Papa Francesco smentisce Scalfari ed evita il processo dei cardinali"

Cristina Agostini
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I calcinacci caduti venerdì nella basilica di San Pietro sembrano il segno della disastrosa Pasqua 2018 di papa Bergoglio e del suo pontificato in declino. Dopo mesi di incidenti e scivoloni adesso è scoppiato il giallo dell' intervista con Scalfari  sull'inferno. Voleva essere un clamoroso tentativo di recupero di consenso come «papa rivoluzionario» (ama definirsi così) ed invece è stato un passo falso gravissimo. Leggi anche: Papa Francesco, il sogno di Marcello Veneziani: un nuovo Pontefice Lo ha capito giovedì mattina quando ha ricevuto una certa durissima telefonata (lo vedremo poi) ed è corso ai ripari. Ma il sito paravaticano "Il Sismografo" ieri lamentava che nonostante la «smentita» quella «presunta frase attribuita al Papa - qualcosa come "l' Inferno non esiste" - ormai da 48 ore è una vera valanga sulla rete e se ne parla in tutte le lingue». In effetti il clamore è grande all' estero, ma non sulla stampa italiana. E soprattutto - a due giorni da quella «smentita» vaticana - Repubblica non ne ha nemmeno dato notizia. Come se fosse inesistente. Perché? Non è un comportamento insolito? E come mai i giornali italiani hanno tenuto la sordina? Per non pestare i piedi al Vaticano e a Repubblica? È strano. Infatti per questa vicenda è aleggiato (e potrebbe ancora aleggiare) su papa Bergoglio addirittura lo spettro dell' impeachment che può costare il papato (per eresia). FAKE NEWS? - Così come aleggia pure una sorta di pubblica delegittimazione moral-professionale sul papa laico della stampa italiana, il suo amico e confidente Eugenio Scalfari. In effetti chi dice la verità? I casi sono due: o Bergoglio ha fatto quelle esplosive affermazioni eretiche che hanno portato The Times a titolare «Papa Francesco abolisce l' Inferno», oppure Scalfari si è inventato quello scoop facendo uno scivolone professionale inaudito e minando la credibilità di Repubblica, cosa clamorosa nel tempo in cui ogni giorno tuonano contro le fake news. Se è vera la dichiarazione di Bergoglio siamo di fronte al più colossale colpo di scena della bimillenaria storia del papato. Se quella dichiarazione non fosse vera lo scoop di Repubblica sarebbe la fake news del secolo. O è una cosa o è vera l' altra. Tertium non datur. C' era una sola terza spiegazione che poteva rattoppare alla meglio il buco, ma in Vaticano non l' hanno scelta. Infatti - dando per scontato che Scalfari non possa essersi inventato di sana pianta quel colloquio sull' inferno - la vicenda poteva chiudersi se il comunicato vaticano avesse ammesso che i due si sono intrattenuti a conversare su quell' argomento escatologico, ma Scalfari aveva inteso completamente a rovescio quanto detto da Bergoglio. Bastava che il papa, tramite il portavoce, ribadisse il suo fermo e convinto rifiuto di quelle tesi eretiche e la sua chiara ed esplicita adesione al credo della Chiesa, aggiungendo che c' era stato un colossale malinteso. È vero che Scalfari ne sarebbe uscito malissimo, come uno che prende fischi per fiaschi, ma il caso si sarebbe chiuso. Invece non è stata questa la «smentita» vaticana. Infatti il Vaticano non nega che i due hanno parlato di quell' argomento e non dice che Scalfari ha capito a rovescio, ma afferma solo che il testo di Scalfari è «frutto della sua ricostruzione» in cui «non vengono citate le parole testuali» del Papa. Ma quali sono quelle parole testuali? Perché non ce lo rivelano? Ogni intervista è una ricostruzione. Il Vaticano doveva dirci se Bergoglio disconosce e respinge quella tesi che gli è stata attribuita oppure no (le anime dannate «non vengono punite non esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici»). Perché non lo ha fatto? Se lo sono chiesto, in America, anche autorevoli intellettuali cattolici. Perché il Vaticano non ha smentito la sostanza? La storiella della forma da attribuire al giornalista è cosa vecchia: si era già cimentato su questo il precedente portavoce papale, padre Lombardi, dopo le prime due chiacchierate-interviste fra Scalfari e Bergoglio. Tutte le prese di distanza vaticane si erano poi dissolte davanti alla decisione del papa di ripubblicare in un suo libro quelle interviste e così accreditarle. ANCORA UNA VOLTA - Del resto Scalfari giovedì ha premesso che ha incontrato per l' ennesima volta Bergoglio «su suo invito». Perché Bergoglio lo invita se sa che poi c' è il rischio che faccia un suo «esplosivo» resoconto non autorizzato attribuendogli enormità che non pensa? Vogliono far credere che anche stavolta ci sono cascati, per l' ennesima volta, senza volerlo? C' è da dubitarne. Come c' è da dubitare che Repubblica stampi questi colloqui senza alcuna forma di consenso dell' interessato. The Times ha interpellato un esperto che su quelle dichiarazioni «tende a credere più a Scalfari che al Vaticano» perché se sai che qualcuno stravolge i tuoi pensieri tu «non continui a invitarlo». C' è quindi un gioco delle parti fra Scalfari e Bergoglio che va avanti da cinque anni e che consente al papa argentino di usare una sorta di doppio binario magisteriale: quando parla ai cattolici si esprime in un certo modo vago e teologicamente ambiguo. Evita strappi espliciti demolendo pian piano la dottrina (la tattica della rana bollita). Invece attraverso Scalfari fa sapere al mondo laico le sue vere idee, così moderne, per accreditare la sua «rivoluzione» e avere popolarità tra i media e i non cattolici. Non a caso The Times, nell' articolo citato, uscito venerdì in prima pagina, accredita quelle affermazioni come sostanzialmente autentiche ed elogia papa Bergoglio perché con questo «suggerimento» sulla non esistenza dell' inferno cercherebbe di «riconciliare le verità eterne con i costumi e la mentalità dell' età moderna». Del resto che quell' idea sull' inferno aleggi da tempo nella teologia cattoprogressista è cosa nota. Il card. Martini - che è considerato il grande anticipatore di questo pontificato - nei suoi ultimi mesi, da pensionato, scrisse una cosa del genere nel suo libro-testamento: «Io nutro la speranza che presto o tardi tutti siano redenti. Sono un grande ottimista La mia speranza che Dio ci accolga tutti, che sia misericordioso, è diventata sempre più forte D' altra parte, è naturale, non riesco a immaginare come Hitler o un assassino che ha abusato di bambini possano essere vicini a Dio. Mi riesce più facile pensare che gente simile venga semplicemente annientata». Con queste idee il cattoprogressismo vuole essere più misericordioso di Dio e di Gesù stesso che invece nel Vangelo descrive con parole terribili le pene dell' inferno. Ecco il senso della misericordia bergogliana: superare quella di Gesù. Sull' Inferno si era lasciato che Scalfari andasse in avanscoperta. Per tre volte, su Repubblica, nel corso degli anni, aveva già attribuito quella tesi a Bergoglio, senza riportare virgolettati diretti. Il Vaticano non aveva mai smentito. LA TEMPISTICA - Reazioni dentro la Chiesa, confusa e annichilita, non ce n' erano state. Così stavolta qualcuno deve aver pensato che era il momento di virgolettare quei concetti bergogliani. Uscito il giornale, giovedì mattina, dal Vaticano non è partita nessuna smentita. Fino alle ore 15 quando, con molte ore di ritardo, è uscito quel comunicato. Perché? Cosa era accaduto? Pare che stavolta - di fronte a un virgolettato che direttamente attribuisce a papa Bergoglio due eresie esplicite, in contrasto con due fondamentali dogmi della Chiesa - un importante cardinale (non italiano) si sia indignato, abbia chiamato alcuni colleghi e poi, anche a nome loro, abbia prospettato direttamente a Bergoglio cosa poteva significare quell' intervista (professare tesi eretiche è una delle quattro cause di cessazione del ministero petrino). Bergoglio si è consultato con il Sostituto mons. Becciu e ha deciso di correre subito ai ripari con quella dichiarazione del suo portavoce, di cui è stato informato preventivamente Scalfari che - fino ad oggi - è stato al gioco. Questo spiegherebbe perché Repubblica non ha reso nota la «smentita» e non ha risposto. Ma la vicenda finirà qui? di Antonio Socci

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