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Matteo Salvini, Paolo Becchi e il "piano-schiaccianoci" contro la Lega: se fa la prima mossa, la spazzano via

Giulio Bucchi
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Dopo quello che è avvenuto martedì sera a Bruxelles, tutto è cambiato. Non tanto perché il M5S ha votato l' ultra neoliberista von der Leyen alla presidenza della commissione, la cosa era nell' aria già da qualche giorno, ma perché i voti pentastellati sono risultati determinanti per il mantenimento dell' asse franco-tedesco. Appena nove voti di differenza e gli equilibri europei che finora hanno distrutto l' economia italiana sarebbero stati rimessi in discussione. Un' occasione storica sprecata per un piatto di lenticchie. Leggi anche: "Pensa alla crisi, ma ieri non era il suo obiettivo". Bechis, l'analisi della strategia di Salvini Ciò ha prodotto ripercussioni politiche anche in Italia. Salvini è stato messo spalle al muro dai 5Stelle sia a Bruxelles che sul caso appositamente creato dei rubli russi, con una particolarità: l' apporto decisivo del Movimento all' elezione della von der Leyen, votata anche da Pd, Forza Italia, Macron e Merkel, apre una nuova fase politica anche nel nostro Paese, il M5S è pronto a scaricare Salvini e andare a formare un nuovo governo col Pd. Un Conte bis o qualcosa del genere. Non lo vede solo chi non lo vuole vedere. Ma Di Maio si rende conto che non può essere lui a staccare la spina (il popolo non lo capirebbe), quindi i pentastellati stanno provocando Salvini su qualsiasi cosa. Che fare quindi? Serve un' analisi politica molto attenta, oggi tutto cambia velocemente e occorre arrivare un minuto prima degli altri. Salvini sa perfettamente cosa gli aspetta se fosse lui a staccare la spina, quindi resta prudentemente al suo posto. Ma fino a quando si potrà abusare della sua pazienza ? Sulla sicurezza si batte da solo, con un ministro della difesa pentastellato che gli rema contro, sulla magistratura è partito contro di lui un fuoco d' artiglieria senza che il leader leghista abbia gli strumenti legislativi e governativi per contrastare un attacco così incisivo, senza parlare poi dell' economia. Al Mef c' è un uomo di Mattarella che mette in discussione tutto quello che Salvini propone. Chi non vuole andare a votare - È una situazione difficile da sbrogliare. Salvini è in mezzo ad uno schiaccianoci: da un lato lo studio Alpa che sta dietro a Giuseppe Conte, ben addentrato in certi ambienti delle istituzioni e della magistratura, con un filo diretto con il vecchio e il nuovo Presidente della Repubblica, dall' altro lo spauracchio - più che certo - di un nuovo governo 5Stelle-Pd sotto la protezione di Mattarella. Se fosse Salvini a far cadere il governo, una cosa è sicura: Mattarella farà di tutto per evitare nuove elezioni, dove Salvini - unitamente alla Meloni - vincerebbe a mani basse. Se quindi fosse Salvini a staccare la spina verrebbe fatto a pezzi. Se avessimo la garanzia che un esecutivo del Colle sostenuto da Pd e 5Stelle durasse appena un annetto, allora a Salvini converrebbe già da adesso far cadere il governo Conte e andarsene all' opposizione, raggiungendo - da solo - il 50% dei consensi, ma quando si ha a che fare con ex "comunisti", meglio pensarci non una, ma mille volte. Non è escluso che, con la solita scusa della responsabilità nei confronti del Paese, Dem e 5Stelle formino una maggioranza parlamentare che duri quattro anni, fino alla fine della Legislatura. I numeri alla Camera ci sono, mentre al Senato servirebbe l' appoggio di qualcuno del gruppo misto. Tre o quattro anni all' opposizione e Salvini verrebbe neutralizzato. Giá così hanno cominciato a logorarlo. Oggi il leader della Lega ha - da solo - un consenso elettorale altissimo, intorno al 37-38% (nemmeno Berlusconi era arrivato a tanto ai tempi d' oro), ma deve stare attento ad ogni mossa. Salvini a questo punto deve giocare d' anticipo e ricominciare a dare le carte, rilanciando il contenuto del "contratto". Non sia lui a far cadere il governo e rilanci subito su flat-tax, autonomia, giustizia, fisco e lavoro, minibot, in linea con quanto previsto dal "contratto", Saranno i 5 Stelle con i loro no ad assumersi la responsabilità della crisi, e saranno loro a dover spiegare agli italiani che pur di rimanere attaccati alla poltrona sono disponibili a fare un governo col Pd.  di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

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