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Agguato ad Emilio Fede: intercettazioni illegali (subito smentite) mentre attacca Silvio Berlusconi

Andrea Tempestini
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Nel momento in cui Silvio Berlusconi rialza la testa, quando gli schizzi del fango con cui lo hanno colpito negli anni del processo Ruby vengono lavati via dall'assoluzione in secondo grado, putacaso, ecco spuntare una vecchia intercettazione. Altro fango, insomma. Dalle fantasie del "pornoprocesso" si torna alle prime accuse rivolte al leader di Forza Italia, allora come oggi: quelle di vicinanza alla mafia tramite Vittorio Mangano. Succede che proprio oggi, con grande enfasi, si parla di un'intercettazione - abusiva ed illegale - nei confronti di Emilio Fede, registrato a tradimento dal suo personal trainer, Gaetano Ferri, nel 2012. Il dialogo, che ha tra i suoi protagonisti anche - e soprattutto - Marcello Dell'Utri fu poi consegnato da Ferri ai magistrati di Monza. La smentita - Un'intercettazione abusiva e ad orologeria, insomma, una pioggia di calunnie puntualmente smentite dall'intercettato, Fede in persona, che infuriato afferma: "E' tutto falso. L'ho già detto ai magistrati e ho denunciato quel truffatore per calunnia e minacce gravi. Lui - ha aggiunto l'ex direttore del Tg4 - ha manipolato le mie dichiarazioni". Nell'audio smentito da Fede, per altro in molte parti incomprensibile, si sente il giornalista affermare: "Guarda a Berlusconi cosa gli sta mangiando. Perché lui è l'unico che sa... Ti rendi conto che ci sono 70 conti esteri, tutti che fanno riferimento a Dell'Utri?". La conversazione, ripulita dai rumori di sottofondo, fu poi spedita dalla procura di Monza ai magistrati di Palermo: ora l'intercettazione è stata depositata agli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia. Le frasi - Nell'audio si sente poi Fede affermare: "C'è stato un momento in cui c'era timore... Che loro hanno messo Mangano attraverso Marcello (Dell'Utri, ndr)". Quindi altre accuse, infamanti e subito smentite: "La vera storia della vicenda Berlusconi...mafia, mafia...soldi, mafia, soldi...Berlusconi". Frasi che, afferma il direttore, "sono state manipolate ad arte". E ancora, nella registrazione si sente: "Sì, sì. Dell'Utri era praticamente quello che investiva... Chi può parlare? Solo Dell'Utri". Fede prosegue: "Mangano era in carcere. Mi ricordo che Berlusconi arrivando - afferma il giornalista riferendo di un presunto dialogo tra il Cav e Dell'Utri -... 'hai fatto?'... 'sì, sì...gli ho inviato un messaggio...gli ho detto a Mangano: sempre pronto per prendere un caffè". Fede aggiunge che "era un messaggio per rassicurare lui su certe cose che non so. E devo dire che qusto Mangano è stato un eroe. E' morto per non parlare". Macchina del fango - Frasi sconnesse, e come detto in molte parti incomprensibili. Frasi secondo Fede anche "manipolate". Affermazioni che con un tempismo eufemisticamente sospetto spuntano all'indomani della vittoria di Berlusconi in tribunale. Frasi del 2012 sulle quali Il Fatto Quotidiano, per pescarne uno dal mazzo, ha subito iniziato una nuova campagna denigratoria. Nell'attacco del pezzo in cui il giornale dà conto della vicenda, il tutto viene sintetizzando spiegando che "Quando Dell'Utri veniva a Palermo doveva ricordarsi della famiglia di Vittorio Mangano (...). In che modo e perché dovesse sostenerla è un mistero. Ma per evitare che se ne dimenticasse, Silvio Berlusconi in persona, almeno in un'occasione, si è adoperato per rammentarglielo". E ancora, si legge sul sito del Fatto: "A raccontarlo ai pubblici ministeri di Palermo non è un mafioso pentito, e non è nemmeno un collaboratore di giustizia. L'inedito esplosivo arriva invece dalla viva voce (...) di Emilio Fede". Quasi a volerci far credere che il giornalista avesse parlato direttamente con le toghe di Palermo, quando invece si tratta di un'intercettazione abusiva, indecifrabile, il cui significato è tutt'altro che chiaro e, infine, subito smentita con la massima fermezza.

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