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Giuliano Ferrara ricorda Pietro Ingrao: "Un Papa buono della sinistra comunista come Papa Francesco"

Federica Villa
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"È venuto a mancare un pezzo della mia vita". Commenta così Giuliano Ferrara, intervistato dal Messaggero, la scomparsa di Pietro Ingrao, storica figura del Pci, morto all'età di 100 anni a Roma. "Il secolo non è stato breve per noi, è stato lungo. Ingrao era un patriarca, ormai al di sopra anche dei residui della mischia ideologica del '900. Polemico, certo. Ma anche un mostro di semplicità in senso positivo, di spontaneità e ingenuità. Una bella persona", ha ricordato il giornalista. Un poeta - Ingrao agli occhi di Ferrara non era solo un politico come pochi ne sono rimasti, era anche un poeta."Guardava la luna", ricorda il giornalista mentre traccia l'immagine di un uomo semplice ma concreto. "Piaceva anche a me, che ero con Amendola per un comunismo italiano laico, realista", ribadisce, e poi continua: "Colletti diceva che la demagogia in Ingrao fioriva come l' insalata nell'orto: le sue teorie dello Stato, delle masse, dei compiti storici della rivoluzione, crescevano e s' infiammavano anche disordinatamente...". "Un Papa buono" - E su quel comunismo, che come tutti i movimenti politici, può portare alla guerra, al sangue, Ferrara commenta così la visione dello storico Ingrao: "Ha visto l' infanzia nel primo dopoguerra, il fascismo. Ed è stato fascista in un senso popolare e colto, partecipò ai Littoriali. Poi fu costruttore della Repubblica, giornalista un po' sentimentale. Ricordo un suo editoriale sull' Unità, su Nannarella. Sempre intriso di un sentimento poetico del futuro". Uno che, in politica, non si è mai sporcato le mani insomma. Un personaggio controverso, certo, ma intriso di bontà. "Un Papa buono della sinistra comunista come Papa Francesco", riassume Ferrara.

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