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La Lega: "Visita psichiatrica alla Kyenge"

Cecile Kyenge

Nicoletta Orlandi Posti
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«La questione è chiusa», taglia corto Roberto Maroni. Stasera Cécile Kyenge non sarà alla festa leghista di Milano Marittima. La faccenda è ormai nota: doveva parlare di immigrazione col governatore Luca Zaia, ma poi ha chiesto a Bobo di censurare con forza gli insulti di alcuni leghisti. L'ex ministro dell'Interno le aveva risposto che sì, le avrebbe anche telefonato per parlarne direttamente, ma gli attacchi padani erano politici e non personali. Frasi che non hanno convinto la signora. Spiega Maroni: «Non l'ho chiamata perché mi ha preceduto, ha detto di no per cui la mia telefonata sarebbe stata inutile». Ora la responsabile dell'Integrazione non verrà, ma «non mi rammarico per   questo, inviteremo qualcun altro» sbuffa l'ex inquilino del Viminale. Sarebbe stato il secondo confronto pubblico tra l'esponente del Pd e uno della Lega. Pochi giorni fa, in provincia di Como, Cécile aveva lottato col sindaco di Varese Attilio Fontana. Dicendo, tra le altre cose, che se si contesta il burqa bisognerebbe togliere il velo anche alle suore. Per questo alcuni padani l'hanno invitata a «vergognarsi» e a «ritirare subito queste affermazioni», tanto che la pattuglia padana in regione Piemonte ha presentato un documento per solidarizzare con le «religiose cattoliche». Di più: «Avrebbe bisogno di un consulto psichiatrico» tuona il consigliere Paolo Tiramani. Tornando al forfait della Kyenge in quel di Milano Marittima, Maroni ricorda che «era stata invitata non da me ma dall'onorevole Pini». E poi: «Ha detto di no, ne prendiamo atto ma la festa ci   sarà comunque. Secondo me sbaglia lei perché il confronto è sempre utile. Immagino si sia accorta che molte delle cose che dice sono sbagliate e  infondate e che le nostre opposizioni alle sue proposte, in   particolare lo ius soli, sono posizioni rispettabili e utili». Parole che seguono il commento dello stesso Pini, secondo il quale il forfait del ministro «non le fa onore». Diversa l'opinione della presidente della Camera Laura Boldrini, che difende l'esponente democratica: «Come possiamo veramente pensare che il nostro Paese sia pacificato con se stesso e con la sua storia se ancora ci sono rappresentanti delle istituzioni che offendono, umiliano e denigrano una donna nera che fa bene il suo   lavoro di ministro: l'intolleranza genera mostri». Ed è chiaro il riferimento al vicepresidente del Senato Roberto Calderoli. Che aveva paragonato la Kyenge a un orango. Un'uscita che, insieme ad altri attacchi contro l'esponente del Pd, ha fatto scattare indignazione anche oltreconfine. Un appello per realizzare una manifestazione all'esterno dell'ambasciata italiana a Luanda, in Angola, è stato lanciato da un giornalista televisivo angolano sulla sua pagina di Facebook. «Andiamo a manifestare mangiando banane di fronte all'ambasciata d'Italia» scrive il giornalista «chi si sente discriminato dagli ultimi episodi di razzismo avvenuti in Italia si unisca alla protesta». di Matteo Pandini

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