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Marina in campo, il Pd trema e tira fuori una legge per bloccarla

Marina Belusconi vista da Benny

L'Unità detta la linea al partito di Epifani: bloccare la figlia del Cav con il conflitto di interessi

Nicoletta Orlandi Posti
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In fondo il conflitto d'interessi è un evergreen, anche se la sinistra non è mai riuscito a farlo diventare un proprio vessillo. Sulla linea del traguardo è sempre caduto. Come Dorando Pietri alle Olimpiadi di Londra. Ma visto che la figura di Marina Berlusconi si va stagliando all'orizzonte con maggiore insistenza, ecco la sinistra torna a riparlarne. Per carità, nulla di strano, per il dubbio viene. Ad aprire il fronte, con un ragionamento ampio e articolato,  è il quotidiano L'Unità che indica al Pd la strada da seguire. «La primogenita del Cavaliere, citata da Forbes come una delle donne più ricche e potenti del mondo», sostiene  Luca Landò sulle colonne del quotidiano diretto da Claudio Sardo, «è presidente del gruppo Mondadori e della Fininvest che a sua volta controlla Mediaset: libri, riviste, televisioni ma anche frequenze tv e ripetitori. Con la legge attuale, se Marina volesse occuparsi di politica non dovrebbe fare altro che affidare le proprie cariche a parenti, amici o manager di fiducia, ripetendo quello che il padre fece con lei». Un avviso, quello de L'Unità, che non lascia spazio al dubbio su quale sia lo stato d'animo della sinistra rispetto all'ipotesi  Marina in campo. «Ma il punto è proprio questo: davvero vogliamo rivedere lo stesso film che abbiamo visto per vent'anni? Il quale», prosegue Landò, «si badi bene, non è l'ingresso di Marina in politica: è il ripetersi di una inaccettabile sovrapposizione tra le priorità del Paese e quelle personali o aziendali di un imprenditore. Per evitarlo non c'è che una via: dare all'Italia una legge, vera, sul conflitto di interessi. Le strade sono tante e vanno dalla vendita obbligatoria delle aziende all'affidamento temporaneo a un curatore segreto («blind trust»). Si tratta di scegliere e decidere ma, soprattutto, di non perdere altro tempo. Se non ora, quando?». Ecco, appunto perché proprio ora se quando la sinistra lo poteva fare non lo ha fatto, o non lo ha voluto fare?  Viene quasi la sensazione di essere tornati indietro nel tempo.  Viene quasi da dire che siamo tornati al 1994 con l'annuncio di Silvio Berlusconi della sua famosa scesa in campo. Già allora si iniziò a parlare di un evidente conflitto di interessi essendo l'ex Cavaliere titolare di concessioni pubbliche per le sue televisioni. Ora la stessa storia si potrebbe ripetere  con Marina. Aspettiamo il finale.  di Enrico Paoli

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