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Roberto Saviano sull'arresto del sindaco di Riace: "Non arrendiamoci, l'Italia diventerà come l'Ungheria"

Davide Locano
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Dopo gli attacchi sui social, Roberto Saviano non poteva esimersi dal vergare un articolo su Repubblica. Si parla ancora dell'arresto di Domenico Lucano, il sindaco di Riace finito ai domiciliari per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, seppur non per lucro. "Un peccato di umanità", come da titolo del commento di mister Gomorra. Il quale giustifica il sindaco, scavalcando quei magistrati che, quando gli fa comodo, vengono puntualmente elogiati: "Mimmo Lucano ha fatto politica nell'unico modo possibile in un Paese che ha leggi inique - scrive -. Mimmo Lucano ha fatto politica disobbedendo. Disobbedienza civile: questa è l'unica arma che abbiamo per difendere non solo i diritti degli immigrati, ma i diritti di tutti". Leggi anche: Riace, Lerner come Saviano: "Pulsioni fascistoidi" Insomma, Saviano con toni da collettivo liceale si spinge ad affermare che a rischio ci siano i "diritti di tutti". Concetto che esprime in modo ancor più estremo nella chiusa del suo articolo, dove afferma: "La caccia agli oppositori si è aperta, ci arrendiamo al processo di trasformazione della Repubblica italiana nella Repubblica ungherese di Orban? No, non ci arrendiamo. Attiviamoci tutti, ché ora tocca a noi perché, come scrisse Bertolt Brecht: Quando l'ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere". Toni apocalittici, toni con i quali accredita la tesi della dittatura strisciante a Saviano tanto cara (solo poche ore fa ha parlato di "Stato autoritario"). Lo scrittore invita gli italiani a "non arrendersi", anche se non è chiaro a cosa mai dovrebbero arrendersi. Forse, l'unica cosa davanti alla quale dovrebbe alzare le mani Saviano, sono i fantasmi salviniani che lo ossessionano.

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