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Filippo Facci, la bastonata alla firma di Repubblica Crosetti: "Prima mi appendi a testa in giù, poi ti scusi"

Gino Coala
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Si potrebbe appendere per i piedi anche quelli che si scusano, cioè che si scusano come si usa oggi: almeno il discrimine non sarebbe politico o sociale o razziale. Un tempo le scuse erano il pagamento di un pegno, una cerimonia in piazza, una pubblica contrizione: oggi basta che un tizio scriva «il mio tweet sui fascisti appesi per i piedi era troppo, mi rendo conto e mi scuso», e tutto è perdonato, è tutto a posto, nemici come prima. Leggi anche: Crosetti fuori controllo, nuovo tweet horror su Cristiano Ronaldo e lo stupro Beh, lasciando da parte discorsi sull' estrazione tartufesca di certa nostra cultura (restiamo il Paese in cui i collaboratori di giustizia vengono chiamati «pentiti» in virtù un «ravvedimento operoso») la morale è che quelli che si scusano, se adulti e vaccinati, finiscono per far schifo due volte. Se il giornalista di Repubblica Maurizio Crosetti (56 anni, saggista, uno coi capelli bianchi) scrive su Twitter che «dobbiamo reagire, indignarci, batterci, denunciarli, resistere fino alle estreme conseguenze, e se sarà il caso appenderli per i piedi. Mai più fascisti», è chiaro che lo ha fatto perché lo voleva scrivere, è chiaro che lo ha fatto all' interno di un teatrino di cui le eventuali scuse avrebbero fatto parte, nel caso. Ergo, le sue scuse valgono zero: perché le scuse - opinione nostra - dovrebbero far seguito a un' incontrollata irruenza, a parole dal sen fuggite: invece Crosetti ci ha pensato, lo ha scritto da professionista informato e responsabile delle proprie azioni, lo ha reso sinergico a un certo scenario: e si è limitato a scrivere «mi scuso» solo dopo che il direttore di Repubblica gli ha probabilmente imposto di farlo, tanto da poter scrivere, poi, Mario Calabresi: «Bene ha fatto Crosetti a scusarsi e a cancellare il tweet». Fine del teatrino, con lo scrivente che - parere personale - si vergognerebbe molto di più per quelle scuse farisee che non per aver scritto quello che realmente pensa, e che, nel caso, Crosetti continua sicuramente a pensare. Meglio non scusarsi, allora. Meglio la verità. Poi lasciamo perdere i tanti minus habens che hanno plaudito all' uscita di Crosetti (la prima uscita, non le scuse ipocrite) a seguito del suo tweet: sono il nulla dietro il paravento del niente, sappiamo. Ma ci sono anche i quasi-nulla che meritano menzione. Per esempio Luca Bottura, classico quasi-giornalista, quasi-scrittore e quasi-conduttore che anima il sottobosco autoriale di quelli che ce l' hanno fatta: all' uscita di Crosetti («dobbiamo appenderli per i piedi. Mai più fascisti») sempre su Twitter così ha risposto a un grillino che si era limitato a un emblematico «no comment»: «Al di là del commento, per cui Crosetti ha chiesto scusa, di che vi preoccupate: siete forse fascisti?». IL NULLA E I QUASI-NULLA Ma infatti: di che si preoccupano, di che c' è da preoccuparsi? Se domani scrivessero «se sarà il caso, gassiamo tutti gli ebrei» (un esempio leggero) di che dovremmo preoccuparci, noi che ebrei non fossimo? Ma forse siamo noi che non capiamo le battute, siamo troppo grezzi e non raffinati, cioè, come quel Paolo Barnard (che ancora su Twitter si definisce: «giornalista, co-fondatore di Report, poi Ultima Parola RAI2, La Gabbia La7, autore Rizzoli, New Tech Disruption») il quale su Matteo Salvini è molto più ricercato: «Se essere Sovranista significa allinearsi a un razzista ignorante cattolico antiabortista spompina preti bovaro padano fascistoide come Salvini, io voto Europa». Evviva la libertà d' espressione, viva la libertà, viva la Francia, limitiamoci dunque solo a una lieve modifica di una massima falsamente attribuita a Voltaire: «Non sono d' accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire: basta che poi non mi rompi i coglioni, e che tu non fa la morale a me». Questo rivolto superficialmente a tutto il gruppo Repubblica o perlomeno a coloro che nei due insulti e due misure sguazzano allegramente, e forse non solo negli insulti: perché ormai è da una vita che l' uomo che parla sempre sui social o in televisione - Salvini - ormai può parlare solo sui social o in televisione, nel senso: non può più parlare per strada o in piazza senza che succeda un casino e senza che agenti in assetto antisommossa siano costretti a fronteggiare balordi che accusano lui, Salvini, paradossalmente, di intolleranza. VIVA LA LIBERTÀ... Fa niente: viva la libertà, viva la Francia, anzi, viva la Francia calcistica: fu il collega di Mediaset Paolo Bargiggia, alla vigilia della finale dei Mondiali Croazia-Francia, a descrivere su Twitter «una nazionale completamente autoctona, un popolo di 4 milioni di abitanti, identitario, fiero e sovranista: la Croazia, contro un melting pop di razze e religioni, dove il concetto di nazione e Patria è piuttosto relativo: la Francia». Fu lapidato a dir poco. Divenne un caso. E oggi, anzi ieri, Bargiggia scrive a proposito di Crosetti: «Strano paese questo: uno che fa il mio stesso mestiere vorrebbe appendere per i piedi chi non la pensa come lui, e la cosa, dalle parti di Repubblica, passa in cavalleria. Io faccio un tweet pro Croazia nella finale mondiale e mi danno del razzista». Chi? Chi gli diede del razzista? Per esempio Maurizio Crosetti il 17 febbraio scorso: «Io vorrei che i fascisti, tutti, fossero cancellati dalla faccia della terra e non dalla memoria, che come la reazione è un dovere». Parlava di Bargiggia. Col rischio imprevisto di poter cancellare dalla faccia della terra, Crosetti, anzitutto se stesso. di Filippo Facci

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