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Fatto Quotidiano, rivolta contro Marco Travaglio in redazione: dopo anni passati a far le pulci a tutti...

Cristina Agostini
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C'è un negozio che vende la nostra stessa merce gazzettiera, ma sul lato opposto della via, e con un altro catalogo: Il Fatto quotidiano. Sta succedendo un gran casino da quelle parti. La questione sono i soldi, come sempre capita. Tra i plebei della redazione monta la ribellione contro i padri fondatori. I proletari dattilografi sostengono che questi ultimi, incuranti del popolo lavoratore, comportandosi da casta padronale abbiano «svuotato la cassa» insaccocciando gli utili accumulati negli anni grazie al sudore proletario. Tutto legale, per carità. Ma qualche spartizione sarebbe stata gradita. Invece più di due milioni sono entrati nelle personali tasche del direttore Marco Travaglio, dell'ex direttore Antonio Padellaro e dell'amministratrice Cinzia Monteverdi. Hanno garantito che reinvestiranno buona parte dei profitti quando Il Fatto sarà quotato in Borsa. Però la redazione ha mal digerito il tutto. A questa base di sofferenza si è sommato il caso di Alessandro Di Battista, ingaggiato per vergare un reportage ogni due settimane dall'America latina, dov'è andato spesato con compagna, bambino e passeggino: sta inseguendo gli indios, che forse per questo stanno scappando in America a costo di farsi menare da Trump. Di Battista è costato un Eldorado, dicono, come l' oro di Montezuma, e il sospetto è diventato dispetto perché alla richiesta di rendere noto il suo conquibus, ha replicato per iscritto: «Sono c***i miei» e l' editore, correttamente, ha taciuto. Che soddisfazione per noi, noti put***oni di Libero, dichiarati tali dal Guatemala per decreto stilato dal medesimo dei «cazzi suoi», guardare da pari a pari le verginelle del giorno prima, una ciurma angelica di cherubini fino a poco fa. Tutte bag***e anche loro. A furia di fare passare la vita della loro redazione come un raduno di poeti dell'Arcadia, con le tre grazie che servono sorbetti, adesso che giunge notizia di una volgare contesa su dobloni e gite gratis, logico che la cosa faccia rumore. COME GLI ALTRI - Ossessionati com'erano dal luridume altrui, hanno lasciato gli si accumulasse in casa un sacco di letame, che fermenta, e hai un bel tenere le saracinesche giù, l'aria odora di decomposizione della finta concordia. Nel favoloso mondo di Travaglio & C. ci sono casini tali e quali a tutti i luoghi del mondo, e noi non ci teniamo fuori: invidie, contese sugli stipendi, sulle primazie immeritate, sui galloni che toccavano a me, invece che all'amichetta, all'amicone eccetera. Il caso più risonante è quello di Alessandro Di Battista, il Dibba, la cui posizione di alieno prezzolato ha fatto tracimare di bile parecchi giornalisti inquinando l' acquario che tutti i lettori supponevano limpido, fresco, purificato dall' alito di Travaglio e di Padellaro, oltre che piacevolmente mosso dalle gambone di Selvaggia Lucarelli. Ieri, su queste pagine, Brunella Bolloli ha già riferito della limacciosa assemblea di cui Dagospia aveva fornito una cronaca veritiera, al punto da essere confermata dalla smentita del Comitato di redazione. Non staremo qui a filtrare con il telo di cotone i rigurgiti di un' altra redazione. Ma sono squarci di vita vera. Da quando i Cinque Stelle sono ascesi al governo, sarà colpa di Autostrade, ma un cedimento infrastrutturale si è prodotto nella casamatta dotata di mitraglia del giornalismo filo-grillino. Nato per essere opposizione piratesca, funzionava senza problemi quando i propri eroi maledicevano chiunque non fosse dei loro. Adesso la Tortuga si è insediata a Palazzo Chigi, e girare i cannoni contro i soci dei grillini, ha provocato l' ernia del disco al Fatto: è fattuale. Il personale scribacchino proveniva in gran parte dall' Unità, e dunque di schietta scuola sinistrorsa, al seguito di Antonio Padellaro e Furio Colombo. Finché dirigeva la baracca Padellaro, nessun problema. Il successo notevole, e il suo segreto era questo mix: una flottiglia di sinistra antica, dotata però di un' arma nucleare: il solista Marco Travaglio, che tutti si mettevano in fila a onorare. Offriva tre-palle-un-soldo da tirare furenti e ridenti addosso a Berlusconi. Si era tutti sulla cresta dell' onda, si guardavano gli altri dall' alto in basso, sentendosi immacolati e in diritto di camparci su. L' idolo negativo ha ingrassato i conti della Ditta per il fatto stesso di esistere. Tempi d' oro quelli di Al Tappone, Papy eccetera. Marco Travaglio dava una spazzolata con la raspa a Testa d' Asfalto e la grana fioriva come le rose di maggio. SILVIO ADDIO - Poi Silvio ha perso tutto, meno i capelli, e trovare un altro prodotto da odiare allegramente non è facile. È stato sostituito da Matteo Renzi, ma poca roba e di breve durata. Ora sono rovi e spine. La penna di Travaglio sarebbe perfetta per sbudellare Fico e Di Maio, ma da quella parte mette petali nel cannone. Matteo Salvini è il nuovo bersaglio, ma c' è un problema: sta nel governo di riferimento, e presta meno il fianco al sollazzo scrittorio di Marco. La fantasia si è fermata a un modestissimo «Caz***o Verde», vuoi mettere Psiconano? Un giornale nato per spezzare le antenne e abbattere i satelliti ora deve riposizionarsi diventando addirittura filogovernativo, però a metà. Allora cerca di farsi notare in tivù con alcune facce di cui però si ignorano gli scritti. Brillano per costante vibrazione su La Sette o il Nove o il Tre, perepepè. Era un circo specialista nel lancio dei coltelli, ora suona le trombette dovunque, e ha chiamato addirittura Fabrizio Corona, che è arrivato in bicicletta. Marco Travaglio come Bettino Craxi ha radunato insomma nani e ballerine. A Marco Travaglio imputano di tutto. Si alza tardi la mattina (scrive di notte), per cui i vice direttori e i capi redattori devono fare una riunione alle dieci e mezza e poi un' altra all' una, dove si rovescia tutto. Quattro ore di parlantina consecutiva, che barba. Poi il vero factotum è diventato Maddalena Oliva, che non ha mai visto un quotidiano, e dunque il lamento cresce. Qualcuno vorrebbe che Travaglio si tirasse da parte, e restasse in veste di senatore con la sua gabbia d' oro per attirare i curiosi allo zoo. I malpancisti in tal modo promuoverebbero una linea politica più a sinistra, con Fico e il Pd «derenzizzato» quali nuovi eroi del cambiamento. Idiozia pura. Sarebbe la condanna del Fatto al fallimento. Non ho personalmente nulla a favore di Travaglio, ma sarebbe stupido minimizzarne le qualità a volte viperine. Come morde e avvelena lui con la penna, ce n'è pochi in Italia. di Renato Farina Qui il primo articolo di Brunella Bolloli Di seguito la replica del Fatto quotidiano: Gentile direttore, gentile collega, siamo costretti a smentire, chiedendo immediata rettifica anche ai sensi della legge sulla stampa, quanto pubblicato da Libero del 17.11.2018 a pag. 5 sotto il titolo "Rivolta al Fatto contro Di Battista", con il testo che segue: Al Fatto Quotidiano non c'è nessuna «rivolta contro Di Battista», nessuno «scontro», nessun tentativo di «sfratto», nessuna richiesta all'azienda di conoscere il «misterioso compenso» per i reportage dalle Americhe da parte dell'organismo sindacale che rappresentiamo, nessuna «minaccia» di «sciopero delle firme». Che si tratti di notizie infondate lo avevamo già comunicato a Dagospia, unica fonte indicata dall'autrice, nonché all'autrice stessa che ci aveva contattato. Il Cdr del Fatto (Alessandro Mantovani, Giorgio Meletti, Francesco Ridolfi) Gentile Cdr del Fatto, comprendiamo il vostro imbarazzo di fronte a una notizia trapelata, evidentemente, dalla vostra stessa redazione e finita in Rete. Confermiamo tutto e se abbiamo citato solo Dagospia (e non altre fonti consultate) è stato solo per non crearvi ulteriori imbarazzi. (B.B.)

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