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Vittorio Feltri, la brutale verità su Silvia Romano: "Vittima di miserabili indigeni, ecco quanto ci costerà"

Cristina Agostini
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Siamo tutti ansiosi di sapere se Silvia Costanza Romano tornerà presto tra noi. È stata, come noto, rapita da delinquenti di dubbia origine, mentre svolgeva una attività benefica nei confronti degli africani del Kenya, ed ora si ignora in quali mani sia finita. Ci auguriamo non le sia fatto alcun male. Gli italiani in blocco sono dispiaciuti che una brava ragazza di 23 anni, desiderosa di rendersi utile agli indigeni, aiutandoli a superare i disagi della miseria e dell'ignoranza, anziché essere premiata debba subire il torto di un sequestro. Non abbiamo dubbi: i nostri cittadini sono pronti a qualsiasi sacrificio pur di salvarla. Non si può abbandonare Silvia in un momento tanto tragico per lei, la quale in verde età ha lasciato la sua città allo scopo di soccorrere i disgraziati del continente nero, rinunciando alle comodità di casa. Il suo spirito umanitario va elogiato. Ciò detto però occorre proporre un ragionamento approfondito, benché possa apparire cinico. Leggi anche: "Silvia è viva, è stata localizzata". Droni e cani a caccia dei rapitori È encomiabile dedicarsi al bene, tuttavia quando si parte dalla patria per recarsi nella savana bisogna sapere a quali rischi si va incontro. Pericoli che solo una persona incosciente affronta a cuor leggero. Su questo punto, evidentemente, Silvia non ha riflettuto. Ha riempito le valigie e si è messa in viaggio nella convinzione di fare cosa buona e giusta. È l'errore che ella ha commesso: pensare di trovare da quelle parti un'ottima accoglienza e di poter offrire agli abitanti la propria entusiastica solidarietà umana. Non ha preso in considerazione gli incidenti che le sarebbero potuti accadere. Li ha trascurati, e ne è rimasta vittima. Non è la prima volta che alcune fanciulle, animate dal desiderio di soccorrere le popolazioni dei luoghi più sfigati, si lasciano alle spalle la propria nazione onde raggiungere territori dove la gente campa male e necessita di sostegni. Ma costoro spesso hanno dovuto poi fare i conti con le difficoltà locali: banditi, terroristi, islamici invasati. I quali puntano a raccattare denaro in qualsiasi modo, perfino quello di incatenare benefattori conclamati ben sapendo di ottenere agevolmente i soldi del riscatto. Episodi di tale tipo non si contano: ricordo le Vispe Terese in Iraq e molte altre. Per farcele restituire dai criminali siamo stati costretti a sborsare montagne di quattrini. Naturalmente lo Stato ha sempre negato di aver sganciato milioni al fine di riconsegnarle ai loro famigliari, ciononostante è ovvio che il prezzo delle operazioni relative è stato sborsato dalla comunità. Il che dimostra: è da cretini andare in giro per il mondo a imitare il Samaritano caricandone poi le spese sulla collettività. Se le nostre giovanette piene di sacro fuoco vanno per il globo a spargere amore a vantaggio dei miserabili, noi siamo orgogliosi di loro, ma lo saremmo di più qualora esse, in caso di rapimento assai probabile, non ci obbligassero ad attingere al portafogli. Anche perché l'Italia è piena di indigenti meritevoli di non essere snobbati. Chi vuole fare beneficenza è ricco di materia su cui esercitarsi, e non corre l'obbligo di trasferirsi in Africa per dimostrare la propria vicinanza al prossimo. di Vittorio Feltri

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