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Matteo Salvini, la Chirico e la verità su sessismo, Carola Rackete e Spadafora: "Il più virile nel M5s..."

Giulio Bucchi
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E giustamente, dopo razzista, fascista e nazista, mancava solo l'epiteto di sessista per il Gran Cattivone Matteo Salvini. Non avendo più argomenti politici né voti per contrastarlo, ormai gli avversari la buttano sull'insulto gratuito, sul marchio d'infamia, sulla delegittimazione a priori e a prescindere. L'esercizio si fa ancor più vile se a praticarlo è un alleato (teorico) del ministro dell'Interno, come il grillino Vincenzo Spadafora, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che l'altro giorno, intervistato dal Repubblica, ha definito Salvini «un sessista» per le sue frasi rivolte a Carola, la capitana della Sea Watch. Frasi in cui una «femminista atipica», per sua stessa definizione, come Annalisa Chirico, firma de Il Foglio e presidente di Fino a prova contraria, intravede semmai la conferma del femminismo salviniano. Leggi anche: "Ma si può restare al governo con uno così?". Salvini, sms di fuoco a Di Maio Attaccare Salvini è ormai lo sport nazionale più praticato?  «Direi proprio di sì ma non c'è da fare le vittime. Il vicepremier ha le spalle larghe e dubito che gli insulti di Spadafora costituiscano per lui un rovello interiore. Salvini è un superfemminista. Crede nella parità tra uomo e donna al punto che tratta le donne alla pari, nel bene e nel male. Chiamando Carola "sbruffoncella" l'ha elevata a interlocutrice politica, insomma le ha fatto un regalo». Se Salvini dà a Carola della «pirata» e della «sbruffoncella» è un sessista, mentre se Carola dà a Salvini del «razzista» nessuno ha da obiettare alcunché. C'è qualcosa che non torna. «Io mi batterei se qualcuno volesse impedire a Carola di apostrofare come crede il ministro dell'Interno il quale, dal canto suo, ha il sacrosanto diritto di chiamarla sbruffoncella. D'altronde, Salvini avrebbe usato espressioni identiche contro qualsiasi capitano di una nave straniera che si fosse diretto verso le nostre coste violando le leggi nazionali, infischiandosene degli alt ripetuti delle autorità italiane e mettendo a repentaglio la vita di cinque militari. Salvini avrebbe detto le stesse cose anche se Carola si fosse chiamata Carlo o Marco». Lei sostiene che con quelle parole Salvini, anziché discriminarla, le ha messo una medaglia al petto.  «Esatto, il ministro, affrontandola a muso duro, ha compiuto un atto squisitamente femminista, le ha riconosciuto una dignità politica, l' ha trattata veramente alla pari. Le donne non hanno bisogno di trattamenti speciali o corsie preferenziali, non siamo mica figlie di un dio minore. Sappiamo essere dolcissime e stronzissime, glielo assicuro. Ci sono perfino donne, alcune siedono in Parlamento, che usano termini volgari come e più degli uomini. Per questo non mi preoccupa il linguaggio di Salvini, il suo essere un po' trucibaldo, mi inquieta piuttosto chi come Spadafora vuole censurare le parole per censurare il pensiero. Ci vogliono asserviti alla dittatura del politicamente corretto». Il sessismo contro le donne è un finto problema?  «Io ritengo che chi è ossessionato dal sessismo dovrebbe praticare più sesso, per distrarsi, altrimenti non si spiega perché il sesso sia diventato per taluni quasi un' ossessione. Per carità, ognuno ha le proprie perversioni ma non si può continuare a proporre l'immagine della donna eterna vittima, bisognosa di protezione. Ormai ogni governo s'inventa una legge anti-violenza, qualche scarpetta rossa, per mostrare le stimmate del femminilmente corretto. Sia chiaro, la violenza fa schifo, sempre, e va combattuta, ma il fenomeno, per fortuna, riguarda una esigua minoranza. Le priorità delle donne italiane sono altre: guadagnare l' indipendenza economica per godere della propria indipendenza privata, uscire dall'odioso aut aut tra lavoro e maternità. Il governo si occupi di questo, anziché esercitare propaganda a buon mercato». L'immagine di Salvini machista è un falso mito?  «Salvini è un maschio, non un macho. È l'uomo apprezzato dalle masse e dalle massaie, è il pater familias che riporta legge e ordine. Rappresenta la mascolinità in un'epoca di confusione dei sessi; incarna il principio di autorità in una società deresponsabilizzata; è il campione della difesa della patria che è una parola bellissima e non appartiene ai fascisti. La patria è il luogo dove riposano le ossa dei padri».  Chi lo insulta lo fa perché non sa più come contrastarlo politicamente?  «Io trovo ridicolo che proprio i grillini vogliano impartire lezioni di bon ton verso le donne: sono privi di autorevolezza in materia, se non altro per il florilegio di insulti scagliati contro il gentil sesso da Grillo&Co. La verità è che Di Maio e Spadafora sono nervosetti: nel giro di un anno hanno dimezzato i consensi e incassano qualunque cosa per restare incollati alle poltrone. Se si andasse a votare, dovrebbero introdurre la deroga al limite dei due mandati per potersi ricandidare». Se Salvini è il politico più maschio, esiste un suo corrispettivo nei 5 Stelle?  «Direi che questo governo non spicca per gli elevati tassi di testosterone. Conte e Di Maio avranno mille difetti ma tra questi il machismo non è contemplato. Forse, in casa pentastellata, il più virile di tutti resta Paola Taverna». di Gianluca Veneziani

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