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Giorgia Meloni contro l'Europa: "Perché è la nuova Unione Sovietica, chi osa contraddire il regime..."

Caterina Spinelli
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Pubblichiamo ampi stralci del discorso inaugurale del presidente di Fratelli d' Italia, Giorgia Meloni, alla "National Conservatism Conference" di Roma, evento ideato dalla Edmund Burke Foundation. Grazie a Yoram Hazony e agli amici della Edmund Burke Foundation per avermi invitato a inaugurare questo importante evento e grazie per aver scelto Roma e l' Italia come sede della seconda edizione della "National Conservatism Conference". Condivido in pieno le valutazioni di Yoram sulla necessità di riportare il conservatorismo al suo ambito tradizionale, quello delle appartenenze nazionali. La grande sfida della nostra epoca è la difesa delle identità nazionali e dell' esistenza stessa degli Stati come unico strumento di tutela della sovranità e della libertà dei popoli. Per questo ho trovato molto efficace il titolo dell' ultimo libro di Yoram, "Le virtù del nazionalismo": poche parole per far capire che la nostra visione del mondo è esattamente l' opposto di quella che vorrebbero imporci. Il nostro principale nemico è oggi la deriva mondialista di chi reputa l' identità, in ogni sua forma, un male da combattere e agisce costantemente per spostare il potere reale dal popolo a entità sovrannazionali guidate da presunte élite illuminate. Ricordiamocelo, perché non abbiamo combattuto e sconfitto il comunismo per sostituirlo con un nuovo regime internazionalista, ma per consentire a nazioni indipendenti di tornare a difendere la libertà, l' identità e la sovranità dei loro popoli. Con questo stesso spirito oggi Fratelli d' Italia si batte per una Europa di nazioni libere e sovrane come seria alternativa al superstato burocratico che si è andato imponendo da Maastricht in poi con la logica del "vincolo esterno", quella per cui c' è sempre qualcuno che si arroga il diritto di decidere al posto dei popoli sovrani e dei governi nazionali. Così oggi, con buona pace dei falsi democratici, i conservatori nazionali a tutte le latitudini sono in realtà gli unici veri democratici poiché solo difendendo lo Stato nazionale si difende la sovranità politica in capo ai cittadini di quello Stato. Ma naturalmente un conservatore nazionale non si può accontentare di rivendicare democrazia. Perché una democrazia senza valori diventa demagogia. Credo che non sia difficile per il mondo conservatore individuare i contenuti con i quali vogliamo riempire le nostre democrazie. La nostra visione valoriale è in realtà una cosa molto semplice come ci raccontava un grande filosofo morto pochi giorni fa, Roger Scruton: "La vera ragione per cui le persone sono conservatrici è che sono attaccate alle cose che amano". E quello che io considero un altro grande padre del pensiero conservatore, John Ronald Reuel Tolkien, lo spiegava in modo altrettanto chiaro, per bocca di uno dei personaggi del suo Signore degli Anelli: "Non amo la lucente spada per la sua lama tagliente, né il guerriero per la gloria, né la freccia per la sua rapidità: amo solo ciò che difendo". Questa visione del mondo viene incarnata ogni giorno da milioni di uomini e donne comuni, e a volte anche da alcuni grandi uomini della storia. Due di questi sono proprio Giovanni Paolo II e Ronald Reagan a cui è dedicato l' incontro. Giovanni Paolo II, il "Papa patriota", sapeva perfettamente che le nazioni, l' appartenenza ad un popolo, erano il fondamento della libertà di ogni uomo. «Nel concetto stesso di patria è contenuto un profondo legame tra aspetto spirituale e materiale», scrisse nel suo libro "Memoria e Identità". Al pari della famiglia, che riteneva una "società naturale" perché legata indissolubilmente alla natura umana. IL PAPA E REAGAN Non smise mai di dire che «non c' è Europa senza cristianesimo», insegnamento quanto mai di attualità oggi che l' identità cristiana dell' Europa è sotto attacco da un distorto laicismo che si scaglia perfino contro i simboli della tradizione cristiana ma che spalanca al contempo le porte all' islam più intransigente. Giovanni Paolo II. Cristiano e patriota, due colpe imperdonabili sotto l' oppressione comunista, ma due scandali anche nella Ue di oggi che sembra voler conseguire con altri mezzi lo stesso disegno sovietico dell' annullamento delle identità nazionali e religiose. Il patriottismo di Giovanni Paolo II gli permise di leggere anche i fenomeni storici che oggi attraversano il nostro tempo alla luce di un realismo cristiano libero da ogni retorica, come nel caso dell' immigrazione. È suo il concetto che il Diritto a immigrare doveva essere preceduto innanzitutto da un Diritto a non emigrare «a vivere cioè in pace e dignità nella propria Patria». Cristiano, patriota, e pure critico nei confronti dell' immigrazione di massa. A pensarci bene Giovanni Paolo II oggi sarebbe nella lista nera della Ue come un pericoloso eversivo. Non sarebbe andata meglio a Ronald Reagan, però. Sono rimasta molto colpita dalla metafora che Reagan usava per descrivere il movimento conservatore: quella di uno "sgabello a tre gambe". Senza ciascuna delle gambe lo sgabello cade, e le tre gambe sono "Defense, Fiscal, Social": l' anima patriottica (oggi si direbbe sovranista) centrata sulla difesa degli interessi nazionali e della sovranità popolare; la libertà economica e il corretto rapporto tra Stato e contribuente; l' anima sociale a protezione dei valori religiosi e morali, fine più nobile di ogni azione politica. Valori e principi che si ritrovano nel trio Dio, libertà, Nazione dell' incontro di oggi, o nell' italico Dio, Patria, Famiglia a cui sono molto legata. PRIMA GLI ITALIANI È rimasta alla storia la frase di Reagan: «Amici miei, la storia è chiara: abbassare le tasse significa una maggiore libertà, e ogni volta che abbassiamo le tasse, la salute della nostra nazione migliora». Quindi libertà d' impresa, riduzione delle tasse e della burocrazia, investimenti pubblici in infrastrutture, difesa degli interessi nazionali: è la ricetta con la quale anche il Presidente Trump oggi sta facendo volare l' economia americana. Ed è la ricetta che vogliamo portare in Italia e in Europa. Tra i valori fondanti dei movimenti conservatori c' è ovviamente la difesa della famiglia naturale. Vorrebbero che rinunciassimo a difendere la famiglia, reputata un concetto retrogrado da superare. Noi diciamo di no. Un no convinto, anche se oggi è un grande scandalo e un atto rivoluzionario affermare che la famiglia è quella formata da un uomo e una donna, con la loro eventuale prole e magari con gli anziani nonni accuditi con amore perché non più autosufficienti. Stanno costruendo un mondo fatto di presunti diritti individuali e di libertà formali garantite. Solo diritti e pochi, spesso zero, doveri. Liberi sì, ma dentro un recinto precostituito perché se osi scavalcarlo scatta la censura. Ecco allora il nostro compito è contrastare questa deriva e riaffermare con forza che è la Nazione il luogo in cui i nostri valori si custodiscono e si trasmettono. Il sovranismo delle patrie non vuole distruggere l' Europa ma vuole costruire quella vera, reale, dei popoli e delle identità, non quella astratta decisa nelle oscure stanze di tecnocrati. Non vuole imporre i propri interessi a discapito degli altri Stati. Quando Trump dice "America first" o noi diciamo "Prima gli italiani", c' è sicuramente anche un aspetto di difesa dell' interesse economico nazionale rispetto agli altri Stati, ma a mio avviso per noi conservatori il riferimento dovrebbe essere soprattutto alla Grande finanza e ai grandi poteri economici che stanno imponendo la loro volontà agli Stati nazionali. Un moderno conservatorismo nazionale difende le identità delle nazioni come base per nuove cooperazioni. È per questo che, mentre difendiamo la sovranità italiana, non dimentichiamo di difendere anche quella dell' Ungheria di Viktor Orban o della Polonia di Kaczynski, ancora una volta sotto attacco da parte del mainstream progressista europeo. È per questo che difendiamo - senza la vergognosa ambiguità che caratterizza la sinistra - il diritto dello Stato di Israele alla sicurezza e a un futuro di pace e prosperità. È questa visione che ci ha portato ad aderire alla grande famiglia dei Conservatori europei: l' idea di una nuova Europa come confederazione di Stati nazionali sovrani capaci di cooperare su grandi materie e di rimanere liberi di autodeterminarsi sugli aspetti della nostra quotidianità. di Giorgia Meloni

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