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Boncompagni: "Non toglietemi Schifani e Santanché"

Lo storico autore tv non riesce a immaginare dibattiti "tra Cuperlo, Civati e Letta" all'altezza dei polemisti Forza Italia. E per questo dice...

Roberto Procaccini
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"Ma come faremo quando non ci saranno più le Santanché, i Brunetta, gli Schifani & co?". L'idea che i talk politici perdano gli agitatori e i polemisti di maggior peso terrorizza Gianni Bomcompagni, uno che di televisione ne capisce. Eccome se ne capisce. Circola la voce che dai piani alti di Forza Italia sia arrivato l'input di quietare il livello dello scontro con i cugini del Nuovo Centrodestra. E, più in generale, si fanno i conti con l'idea di riciclo generazionale nella dirigenza di partito che Silvio Berlusconi starebbe portando avanti. Boncompagni, storico autore e regista tv, dalle pagine del Fatto Quotidiano si domanda perplesso: come faremo in futuro "con Cuperlo, Civati, Letta e altri tutti calmi, obiettivi, concilianti, simpatici e spesso anche saggi"? E' un bel problema per chi negli anni ha imparato ad apprezzare i toni alti e gli strepiti di chi nei salotti tv si sente combattivo come un pugile sul ring. "Noi italiani siamo vaccinati a tutto - scrive l'autore di Non è la Rai -, quando vediamo la Santanché non vediamo l'ora che parli senza neppure criticarla, anzi seguendola con l'attenzione che meriterebbe qualche filosofo greco". Per il futuro dei talk politici non c'è alternativa alla dura e aspra battaglia dialettica, sostiene insomma Boncompagni, cui proprio non piace la prospettiva di un futuro "normalizzato" dove i politici ospiti in studio semplicemente si confrontano sui contenuti. E' per questo che, al termine del suo intervento, chiede disperato "a chi conta": "Lasciateli la Santanché e il Brunetta, vi prego, lasciateli".

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