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Enrico Mentana, pessimismo sull'Italia post-coronavirus: "Troppo fuoco cova sotto la cenere"

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Cosa ne sarà dell'Italia post-coronavirus? Per Enrico Mentana tutto fuorché qualcosa di buono. Il giornalista, in occasione dei suoi dieci anni da direttore del Tg La7, ha preso la palla al balzo per comparare il passato con il presente. "Ad agosto 2010 erano tempi diversi, c’era Gheddafi a Roma, Berlusconi a Palazzo Chigi, c’era Napolitano al Quirinale - spiega in una lunga intervista all'Huffingtonpost -. Un altro mondo. Era l’estate della casa di Montecarlo, poi venne quella della crisi dei mutui. Poi arrivò Monti… In questo decennio c’è stato poco da riposare". 

 

 

Ma anche l'estate dello scorso anno non è stata affatto rilassante, basta ricordare la crisi di Ferragosto che ha messo fine al governo Lega-M5s. Sembra però che la storia si ripeta, anche nel 2020 ci troviamo con un esecutivo alla frutta: "Non vedo un’estate tranquilla - ammette lo stesso Mentana -. Troppo fuoco cova sotto la cenere. È evidente che non c’è un assetto stabile, non c’è un equilibrio. Anzi, in questo momento c’è un equilibrio a discapito della politica". Per il direttore si tratta di uno "sfinimento generale", anche se il vero problema è un altro, "che il Covid non è stato sostituito da niente. Siamo ancora al Covid, al post Covid, o a parlare di cose antiche come i processi a Berlusconi". Mentana poi fa terra bruciata tra la politica: "Improvvisamente - tuona a maggioranza e opposizione - ora che dovrebbero parlare, i partiti sono tutti silenti", interessati a parlare del presente, ma non del futuro.

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