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Donald Trump, la vergogna di Gianrico Carofiglio: "Il contagio da coronavirus? Un messaggio di giustizia poetica"

Iuri Maria Pardo
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Intervistato da Telecinquestelle (la dicitura originaria, La7, è notoriamente in disuso) l'ex magistrato Gianrico Carofiglio ha tirato in mezzo tutto, da Aristotele all'Amleto di Shakespeare e su su fino agli eruditi inglesi settecenteschi, per giustificare "l'ironia del tutto sobria" (testuale) con cui ha salutato la notizia del contagio da Coronavirus sofferto da Donald Trump: «un messaggio di giustizia poetica». Che in versione post-aristotelica suona pressappoco così: «Sei un mezzo gangster sbruffone che sottovalutava l'epidemia? E mo' so' cazzi tui».

 

Se si trattasse soltanto dell'uscita non proprio felicissima di Carofiglio, questo celebrato scrittore che con qualche sollievo non immaginiamo più intento a giudicare le persone, potremmo anche fare spallucce e lasciare la cosa dove merita di rimanere: e cioè a far compagnia a meno eruditi ma per il resto identici segnali di soddisfazione fioriti sull'immondezzaio social. Ma il clima di festa per la malattia del criminale che ha usurpato la Casa Bianca non si registra solo nel trivio digitale in cui si esibisce la sobria ironia di Carofiglio, anzi robaccia uguale uguale la trovi abbondante un po' dappertutto ed è tutta impastata con la medesima colla che la tiene insieme: sotto sotto, l'idea che l'eliminazione fisica sia il destino dopotutto meritato dal nemico politico e culturale.

 

E a scriminare l'idea non basta la clausola di stile, puntualmente anteposta al messaggio sicario, secondo cui «non ci si augura il male di nessuno»: perché magari non glielo augurano, ma insomma se gli arriva qualche calice si alza. Ci possono girare intorno finché vogliono ma la realtà è questa qui ed è una vergogna: Boris Johnson è un mezzo fascista e Donald Trump uno stupratore che istiga la polizia ad ammazzare i negri, e se si beccano il virus vuol dire che in questo mondo c'è una specie di canone risarcitorio che rimedia ai crimini di quei mascalzoni. E si noti che il rispettabile milieu dov' è coltivata questa bella impostazione civile è poi lo stesso da cui viene la retorica insopportabile sul dibattito pubblico incattivito "dall'odio", che è inevitabilmente ed esclusivamente quello degli altri e se serve a buttar giù l'usurpatore si trasfigura in sacrosanta resistenza democratica. O in giustizia poetica, appunto.

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