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Matteo Renzi querela Piercamillo Davigo: nel mirino la frase a DiMartedì, "non solo un prestito ma anche una nomina"

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Ufficiale: tra Matteo Renzi e Piercamillo Davigo è guerra in Tribunale. Il leader di Italia Viva ha infatti "dato mandato ai propri legali di citare in giudizio il dottor Davigo - scrive l'ufficio stampa del senatore -  per le frasi da lui pronunciate durante la trasmissione DiMartedì condotta da Giovanni Floris". Il motivo? L'uscita del magistrato: "Mi sono chiesto se Renzi sa di cosa parla - ha esordito nella puntata del 17 novembre -. Ha detto che io violo la costituzione, in particolare la presunzione di innocenza perché ho detto che ci vorrebbe cautela quando uno è raggiunto da indizi o prove di reati".

E ancora, il togato ha ricordato il passato: "Lui quando era presidente del Consiglio fece approvare una legge per il licenziamento immediato dei furbetti del cartellino, io mi  aspettavo solo la cautela, lui il licenziamento in tronco senza giudizio. Poi sono io quello poco garantista. Mah".

Ma la frase incriminata è arrivata poco dopo, quando a gettare benzina sul fuoco ci si è messo il conduttore: "Lei ha anche paragonato la vicenda che riguardava la casa di Renzi a quello che succedeva in Germania dicendo che il presidente tedesco si è dimesso per molto meno. Perché?". Immediata la replica: "Certo - ha tuonato Davigo -, perché il presidente della Repubblica federale tedesca ha chiesto un prestito al suo amico. La differenza è che Renzi l'ha anche nominato nel consiglio di amministrazione della Cassa depositi e prestiti però". Poi la conclusione: "Io dico che in funzionari pubblici non hanno solo il dovere di essere onesti, ma anche di apparire tali". 

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