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Vittorio Sgarbi, "Mattarella poteva rifilarci un cog***". Le trame segrete per Draghi: "Chiamati tutti, da Salvini alla Meloni"

Francesco Specchia
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Vittorio Sgarbi, da irregolare, alla fine s' è allineato anche lei. Corrisponde al vero che, da quando l'altro giorno avete cazzeggiato insieme col telefonino, Mario Draghi le sia simpatico? 
«L'ho incontrato in delegazione col Gruppo Misto assieme a Lupi e Toti, gli ho portato il libro di mio padre Lei mi parla ancora. Draghi è una persona dal tratto umano formidabile. E, bada, io ho conosciuto Ciampi e Andreotti, altri che, pur gentili, emanavano potere. Draghi ti mette a suo agio. E poi è uno pratico. Credo che i soldi del Recovery Fund li ripartirà con saggezza, destinerà i fondi dopo aver sentito parti sociali e imprese, eviterà di spenderli tutti per la sanità. Draghi è il Comitato Tecnico Scientifico dell'economia. Se diamo ascolto a Miozzo, a maggior ragione».
Insomma, Draghi le piace. E pare che lei si sia speso come un matto per farlo piacere a tutto il centrodestra.
«Sì. Ho passato gli ultimi giorni in moral suasion forsennate. Ho parlato con Salvini, Meloni, Giorgetti. Forse s' è convinto anche Bagnai. D'altronde, la presenza di Draghi legittima i sovranisti davanti all'Europa. Se Salvini gli dà l'ok, disinnesca il Pd. Mi ricorda Berlusconi quando portò Dini da Scalfaro come un sorcio in bocca al gatto. Poi Dini, divenuto premier, non lo citò nel suo discorso e Silvio non volle più sostenerlo, lasciandolo alla sinistra. Ecco, Draghi è un moderato, sta da questa parte, l'ha capito anche la Carfagna da quando è diventata statista. D'altronde, a parte Leu e Fratelli d'Italia che si sono tirati fuori, quando mai abbiamo avuto una maggioranza così estesa?».

 


 

Giorgia Meloni, coerente con i sondaggi che la danno dal 4% al 17%, si è sfilata dal governo di unità nazionale. Lei non l'ha chiamata?
«Guarda (mostra i WhatsApp della Meloni, ndr). La Meloni mi ha scritto "Io non lo posso votare ma se fa bene sono pronta a riconoscerglielo". Ma non ha capito. È vero che l'opzione migliore sarebbero le elezioni anticipate, ma Mattarella ha detto che non gliele dà, non scioglie le Camere almeno fino a fine anno, poi ci sarà il semestre bianco, quindi la decisione è a senso unico».
Quindi il capo dello Stato ha avuto ragione ad incaricare Draghi?
«Mattarella ci ha commissariato, ma è stato bravo. Ha subito rimediato all'errore del non andare al voto dandoci un pezzo da 90, poteva scegliere un coglione - ce n'era una vasta gamma - e ci ha fornito il miglior presidente del Consiglio sulla piazza».
Ma, scusi, questo "tutti dentro" non le sembra, quantomeno, un po' conformista? E innaturale? Lega e Pd, Forza Italia e 5 Stelle.
«Ecco, io ero sollevatissimo quando Grillo, qualche giorno fa, ha detto "mai con Draghi". Mi sono detto: "Finalmente ce li siamo tolti dalle palle", poi Draghi stesso mi ha disilluso: "Guarda, penso che in questo momento stiano cambiando idea". Draghi farà bene, l'unico rischio è che si monti la testa e fondi un partito, come vuol fare Conte. Ma non lo farà».
Come fa ad esserne sicuro, scusi?
«Secondo me ci porterà all'elezione del capo dello Stato. E lì Draghi ascenderà al Quirinale, eletto con gli stessi voti di chi oggi lo appoggia a Palazzo Chigi, cioè quasi tutti».
 

 

 

Ha citato Giuseppe Conte, che l'altro giorno in uno speaker' s corner improvvisato, si candidava a federatore (e forse a ministro). Anche lui pro-Draghi, ovvio.
«Conte, su quel banchetto, mi ha ricordato Il ciarlatano, bellissimo dipinto di Bernardino Mei, fine '600. Conte l'hanno fatto fuori nel momento in cui hanno capito che un suo ipotetico partito del 9-10% non avrebbe rubato un solo voto al centrodestra ma al Pd e al M5S. Lì è morto».
Tra le materie che Draghi dovrà trattare c'è la riforma della giustizia, mentre sfrigola ancora il caso Palamara. Lei come la vede?
«Io fui cacciato dalla Camera dalla Carfagna per aver solo ventilato l'idea di una commissione sulla magistratura, ora la chiedono in molti. Farò una proposta di legge per creare la commissione e verificare se tutti i nomi e i fatti che Palamara cita nel suo libro corrispondono al vero. Palamara è il Buscetta dei magistrati, dev' essere protetto dallo Stato».
Cosa vi siete detti con Draghi sulla Cultura, il settore che le preme di più?
«Abbiamo citato la depressione degli italiani; ha detto cose molto belle sul come uscire dalla pandemia. E si è parlato della necessità, per curare la depressione, di tenere aperti i teatri. E di evitare di lasciar chiusi i musei nei weekend, da idioti, proprio nei giorni in cui la gente ci va di più. Non è meglio, allora contingentare le entrate a non più di 500 persone con 12 ore di apertura anziché 8?».

 

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