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Michele Serra, lo sfregio agli italiani che lavorano: "Chi vuole i ristori spesso non paga le tasse. La sfi*** esiste"

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"Chi ha risarcito i nostri nonni?". Con questa domanda Michele Serra si lascia andare in un'invettiva del tutto fuori dal comune. Sì, perché il giornalista invece di difendere i cittadini martoriati dal continuo apri-chiudi, prende le parti del governo. "Ci si domanda chi abbia risarcito i nostri nonni, i nonni dei nostri nonni, e indietro nel tempo fino all'uomo di Cro-Magnon, dei lutti e dei rovesci indotti dalla caterva di guerre e pestilenze che affliggono l'umanità da quando esiste", esordisce su Repubblica nell'edizione del 24 marzo, dove si dice dispiaciuto di "sentire, quasi in ogni tigì, rappresentanti di categoria lamentarsi perché i quattrini in arrivo non coprono la perdita subita". 

 

 

Nulla di più disdicevole per il giornalista che ricorda come i nostri antenati ricevevano zero, ma tiravano un "sospiro di sollievo se si era ancora vivi e con un po' di pane in dispensa". Ma di sola aria non si vive. E anche su questo Serra ha una teoria tutta sua: "Tra le tutele inesistenti del passato e quelle magari insufficienti e però consistenti di adesso, c'è un lungo percorso politico, di assistenza pubblica e di solidarismo organizzato, che fa di noi, oggi, dei figli di un dio maggiore". Quale? "Lo Stato! Il Welfare! L'Europa!". 

 

 

Ma non finisce qui perché Serra invita gli italiani a considerare che "la sf** esiste" e come tale "non si può pretendere che tutto quello che è stato perduto a causa della pandemia ora piova dal cielo, è abbastanza protervo e parimenti sciocco". Ma il peggio deve ancora arrivare: "Ci sarebbe da aggiungere, volendo, che alcune delle categorie più indignate per l'esiguità dei ristori sono le stesse che hanno contribuito più pigramente (diciamo così) a fare cassa comune, ovvero a pagare le tasse in proporzione agli incassi. Avessero almeno l'eleganza di fare finta di niente, sarebbe meglio".

 

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