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Quarta Repubblica, Alessandro Sallusti sui magistrati impuniti: "Al 97% la fanno franca. Chi sbaglia va in galera? No, fa carriera"

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Giorni caldi, anzi caldissimi, sul fronte-giustizia. Si continua a parlare della riforma che Marta Cartabia è chiamata a condurre in porto, riforma per la quale si è speso addirittura Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica si è prodotto in un appello affinché il Parlamento si muova in tal senso. Ma non sarà facile riformare la giustizia per una maggioranza che va dall'animo manettaro e ultra-giustizialista con le cinque stellette al garantismo di Forza Italia, giusto per pescare una delle molte - e nette - divergenze dal mazzo.

 

E di riforma della giustizia se ne parla anche a Quarta Repubblica, il programma condotto da Nicola Porro in onda su Rete 4, la puntata è quella di lunedì 24 maggio. Tra gli ospiti anche Alessandro Sallusti, che parlando di magistrature e dintorni pone, tra gli altri, due punti decisivi. "Finché un magistrato sa che al 97% la farà franca rispetto ai propri errori non se lo pone il problema - rimarca il direttore di Libero -. Il magistrato che sbaglia non solo non darà mai in galera, ma continuerà a fare carriera".

 

Dunque, Sallusti punta il dito contro una delle altre croniche anomalie del nostro sistema-giustizia: "Il sequestro e la carcerazione preventiva sono messe nelle mani di chiunque, cioè del primo pm che passa di là, questo è il problema". Un problema con il quale l'Italia deve fare i conti da tanto, troppo tempo. Un problema che esplose con le cronache di Tangentopoli e Mani Pulite e che a distanza di quasi trent'anni è ancora lì, spaventoso e immutabile. Semplice comprendere come per la Cartabia, la sfida di riformare tale sistema, complici le forche grilline, non sarà per certo semplice. 

 

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