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Giuseppe Conte umiliato pure da un commesso. La frase rubata: "Stavolta ti devono votare"

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Anche ai più fortunati, e Giuseppe Conte certamente in politica lo è stato, alla fine la realtà presenta il conto. Chiamiamola resa dei conti, un gioco di parole che di certo un po' di inquietudine, nel sempre azzimato avvocato di Foggia, la starà provocando. È notizia di questi ultimi giorni: l'ex premier potrebbe candidarsi alle suppletive per tornare in Parlamento, ma le incognite sono tante. 
 

 

 

 

 

 

Da quando è stato costretto a lasciare Palazzo Chigi, l'ex premier sta accarezzando l'idea di tornare in politica con un ruolo di primo piano. Prima "federatore" del centrosinistra giallorosso, quindi leader del Movimento 5 Stelle. Ma sia nel primo sia nel secondo caso, gli inconvenienti sembrano frenare le sue velleità. Soprattutto, è il caos tra i 5 Stelle, quelli che dovrebbero rappresentare il suo "zoccolo duro", la base da cui lanciare la nuova scalata al potere, a rappresentare la maggiore incognita. 

 

 

 

 


Dal punto di vista burocratico c'è la partita legale con Davide Casaleggio e Rousseau, che fino a oggi non hanno volluto mollare la lista degli iscritti al Movimento paralizzandone di fatto riforma dello Statuto e attività extra-parlamentare. Dal punto di vista politico, la lotta con Luigi Di Maio sembra sempre più scoperta. Forse anche per dotarsi di qualche arma in più, a partire dalla visibilità, i più stretti consiglieri di Conte lo stanno pressando per candidarsi alle elezioni suppletive della Camera nel collegio di Roma Primavalle, lasciato libero dalla grillna Del Re che vinse nel 2018.

 

 

 

 

 

 

"Ma da allora il Movimento è crollato - chiosa il Tempo  e così l'ex premier resta scettico", perché "il rischio di perdere è alto". Certo, l'idea di potersi appoggiare nuovamente sulle poltrone dei Palazzi romani lo alletta, e Osho, in prima pagina sul quotidiano romano, sintetizza tutta la vicenda a modo suo, Conte fa per sedersi su uno scranno governativo a Montecitorio, ma un commesso sembra fermarlo sul più bello. "Ah, ma non è questa?", recita la didascalia satirica". "Eh no... Sto giro te devi fa votà". Fulminante.

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