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Ciro Grillo, l'altro filone: indagine per l'accusa di revenge porn, rischia una condanna fino a otto anni

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Non solo stupro di gruppo. La Procura di Tempio Pausania ha aperto un nuovo fascicolo penale legato al caso di Ciro Grillo. Questa volta il reato contestato è il revenge porn, commesso da "chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza consenso delle persone rappresentate". Una nuova ipotesi di accusa al momento però contro ignoti. Al vaglio il breve video che mostra il rapporto sessuale fra tre dei ragazzi (Grillo e i due amici, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria) e Silvia, la presunta vittima di stupro. A cui si aggiunge un altro filmato che riprende gli stessi tre ragazzi (è dunque escluso ancora Francesco Corsiglia) in atteggiamenti osceni accanto all'amica della giovane, Roberta, che dormiva sul divano. A lei sono state scattate anche fotografie a sfondo sessuale finite poi agli atti.

 

 

Se il reato di revenge porn venisse confermate per Grillo e gli amici sarebbero guai. Un legale, dietro anonimato, ha riferito a La Stampa che i giovani potrebbero rischiare fino a "otto anni". A denunciare per primi la diffusione di scatti privatissimi erano stati i genitori di Silvia: "Abbiamo appreso che frammenti (frammenti!) di video intimi vengono condivisi tra amici, come se il corpo di nostra figlia fosse un trofeo: qualcosa che ci riporta a un passato barbaro che speravamo sepolto insieme alle clave". 

 

 

Oltre al reato, gli inquirenti dovranno fare luce sulle date. Il revenge porn, è stato infatti introdotto a luglio 2019 con la legge 69 — nota come codice rosso — ed entrato in vigore il 9 agosto di quell’anno, cioè pochi giorni dopo i fatti per cui sono finiti sotto accusa il figlio di Beppe Grillo, fondatore del Movimento 5 Stelle, e gli amici.

 

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