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In Onda, Paolo Mieli sul pullman dell'Italia: "Andate tutti a quel Paese". L'indiscrezione: chi (e cosa) c'è davvero dietro la scelta

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Il tema del giorno, quello del pullman scoperto con cui l'Italia ha celebrato a Roma il trionfo a Wembley ad Euro 2020 dopo la finalissima contro l'Inghilterra. Il caso del giorno perché si cerca di capire chi lo abbia autorizzato, chi abbia ceduto alle pressioni degli azzurri, guidate da Giorgio Chiellini e Leonardo Bonucci. E del caso se ne parla anche a In Onda, il programma condotto su La7 da David Parenzo e Concita De Gregorio, dove a dire la sua c'è Paolo Mieli.

 

"Mi ha colpito molto perché noi eravamo qui in diretta a raccontare quei momenti. Ci siamo chiesti chi la ha gestita, chi la ha autorizzata? Ci è sembrato subito che qualcosa non funzionasse. Siamo di fronte al classico scaricabarile italiano in cui il calcio ha le proprie regole?", chiede Parenzo.

"È successo esattamente questo - replica tranchant l'ex direttore del Corriere della Sera -. Tacitamente in tutta Europa e in Italia soprattutto, vincendo, si è stabilito che le regole restavano tali. Ma siccome il tifo era incontenibile si faceva finta che le regole non esistessero. Il risultato si vedrà tra 15 giorni: se non ci sarà stata una esplosione di contagi malefici, tutti ce ne dimenticheremo. Ovvio però che un prefetto che ha visto quel tipo di gestione...  Non è detto che si debba andare come unni in giro per le strade a ululare", rimarca poi Mieli.

 

E imbeccato da Parenzo, aggiunge: "Unni educati, sì. Il problema non sono i cori, all'aperto. Ma come unni, dappertutto, soprattutto in Inghilterra. Dovesse esserci una conseguenza dobbiamo prenderne atto e dire che lo abbiamo voluto tutti. Lode al prefetto che ha detto la verità: le regole erano altre, abbiamo deciso di trasgredirle, andate tutti a quel paese...", conclude Paolo Mieli. Secondo lui, insomma, la scelta è stata di tutti. E ora è inutile andare a caccia di responsabili, sperando però di non doverlo fare tra 15 giorni.

 

 

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