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Bruno Vespa, "Mario Draghi e i sei mesi che hanno cambiato l'Italia": seppellisce Conte e Travaglio senza citarli

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Bruno Vespa non ha dubbi: quelli appena passati sono i sei mesi che hanno cambiato il Paese. E non è un caso che coincidano con l'arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi. "La soddisfazione del governo è in larga misura condivisibile - è l'esordio dell'elogio al premier -. Il primo marzo, pochi giorni dopo l'ingresso a palazzo Chigi, Draghi ha sostituito il commissario Arcuri con il generale Figliuolo. Il 27 aprile ha presentato all'Europa un piano di rilancio assai più organico e credibile del precedente. Il 13 maggio ha messo ordine nei servizi di sicurezza sostituendo il generale Vecchione, legato a Conte e protagonista con lui di un tentativo di riordino poco trasparente".

 

 

Insomma, l'ex numero uno della Banca centrale europea ha messo una pezza al buco lasciato dal governo precedente guidato da Giuseppe Conte. A cominciare dal virus, contro cui - ricorda il giornalista e conduttore di Porta a Porta sulle colonne del Giorno - nelle braccia degli italiani sono entrate 70 milioni di dosi di vaccino". Rendendo la gran parte degli italiani immunizzata. Vespa difende Draghi anche nelle ulteriori decisioni, quelle più ostiche per gli italiani. Ossia le nuove restrizioni. Per il giornalista si tratta di cautele che, seppure "fastidiose, sono necessarie".

 

 

"L'obbligo di Green Pass nei locali è certamente discriminatorio - osserva -. Nessun problema al mare e in gran parte delle città, ma cenare all'aperto in montagna è impossibile. Eppure occorreva dare l'ultima spinta per convincere gli incerti". Tutt'altro che al miele sulle sale da ballo: "Resta incomprensibile il divieto alle discoteche all'aperto, nonostante il parere favorevole del Cts". L'altro punto centrale è però il piano di rilancio: "Quest'anno avremo una crescita più vicina al 6 che al 5 per cento. Certo, non è solo merito del governo. Ma sappiamo che l'economia cresce se ci sono stabilità e fiducia". E non è un caso per Vespa se alcuni partiti "che si detestano riescono ad approvare provvedimenti chiave, come la riforma della giustizia. Senza Draghi, non sarebbe stato possibile. In sei mesi non è poco". Capito, caro Marco Travaglio

 

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