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Guido Bertolaso, un passo avanti: "Zona bianca da mesi, via le mascherine"

Guido Bertolaso

Lorenzo Mottola
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Qualche tempo fa su Twitter qualcuno ha scritto che "se un marziano arrivasse adesso sulla Terra, capirebbe subito dalle mascherine che è in corso una strana epidemia per la quale i terrestri devono proteggersi il mento". Gli italiani hanno fatto una certa fatica ad abituarsi a girare a volto coperto, anche quando questa era l'unica spuntata arma a disposizione contro il Covid. Le mascherine sono state al centro del dibattito nella prima fase della pandemia, soprattutto perché nessuno si capacitava del fatto che ci fosse penuria di un oggettino così semplice da fabbricare. Ora che ci siamo tranquillamente assuefatti, sentir finalmente parlare della loro uscita di scena sorprende.

Stiamo parlando della proposta di Guido Bertolaso che ieri, spiazzando anche i vertici di Regione Lombardia, ha lanciato la sua proposta alle autorità sanitarie nazionali: «Oggi con i numeri e con i dati che stanno migliorando», ha detto l'ex numero uno della Protezione Civile, «oltre a ragionare su un distanziamento allentato e su altre misure di questo genere, si potrebbe anche pensare di ridurre quelle che sono le misure per l'utilizzo della mascherina». Niente liberi tutti, però: «Non dobbiamo abbassare la guardia, ma se una regione fosse in zona bianca da più di tre mesi e i numeri dimostrassero che la situazione è tranquilla... ci si potrebbe pensare».  

 

 

In poche parole, Bertolaso è convinto che sia il momento di preparare un piano per il ritorno alla normalità, sebbene la questione sia abbastanza controversa. A Roma è in corso da qualche giorno una querelle tra il presidente Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro e il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi. Quest' ultimo vorrebbe consentire alle classi dove tutti i ragazzi sono vaccinati di liberarsi dalle maschere. Il primo proprio ieri ha detto che si tratterebbe comunque di un'imprudenza: «L'obiettivo è ridurre le protezioni, ma non siamo ancora nelle condizioni di farlo». Serve tempo, dice.

La domanda, quindi, diventa: quando secondo gli studiosi sarà possibile cambiare? In un'intervista alla Stampa ieri l'ex direttore dell'Ema Guido Rasi ipotizzava che finché non avremo il 90% della popolazione vaccinata non ci si potrà muovere. Fino ad allora «bisognerà mantenere le misure di sicurezza, come distanze e mascherine». Ad oggi, considerando solo gli over 12, la percentuale di almeno parzialmente protetti è del 83%, mentre il 76,9% ha già fatto due dosi.

 

La posizione di Bertolaso, tuttavia, è perfettamente conciliabile con la linea "del buonsenso" - come l'ha definita su Libero il governatore leghista Massimiliano Fedriga - che il governo ha manifestato di voler adottare sul Green pass. L'obiettivo è quello di spingere i riottosi ad immunizzarsi consentendo a chi si vaccina un graduale ritorno alla normalità. Bisogna quindi mettere in pratica. Giustamente il ministro Franceschini punta ad aumentare la capienza dei teatri e il Coni a vorrebbe tornare agli stadi pieni.

L'appello sulle mascherine nasce nel solco di queste proposte, anche se per ora un vero e proprio piano non esiste. Regione Lombardia, del quale Bertolaso è consulente per la gestione della pandemia, non vuole azzardare scatti in avanti: dovrà essere il governo a dare il principale input. Anche perché, riguardo all'utilità dello strumento, non c'è invece alcun dubbio, almeno per quanto riguarda le mascherine chirurgiche. Quelle di stoffa invece, secondo l'ultimo immenso studio (più di 300.000 partecipanti) realizzato da un istituto di ricerca americano, riducono i contagi appena del 10%. «Noi cerchiamo di essere molto prudenti» ha spiegato Bertolaso, «ma qualcosa che magari crea disagio come le mascherine o il distanziamento forse merita di essere riveduto e corretto, non dico di essere abolito, ma magari riorganizzato...».

 

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