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Roberto Speranza, "per le feste...". Il Natale sovietico del ministro, cosa gli esce di bocca: comunismo e tristezza

Lorenzo Mottola
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A costo di rovinarvi le feste, prendiamo qualche riga per raccontare del Natale di casa Speranza. Il ministro della Salute fa evidentemente parte di quella schiera di politici e affini che da qualche tempo ha lanciato una curiosa campagna per storpiare il senso della più importante ricorrenza dell'anno, che si vorrebbe sfigurare e ovviamente laicizzare per evitare di irritare certe minoranze. Minoranze che evidentemente vengono reputate talmente intrattabili da aver qualcosa da ridire perfino se il vicino fa il presepe, monta delle luci al led o mangia il panettone. Ecco quindi gli auguri del leader di Leu alla nazione: «Questo Natale dovrà essere di inclusione e di solidarietà, un'occasione in cui recuperiamo i valori della nostra Carta Costituzionale».

 

 

La Costituzione fulcro delle feste. Roba da ingollare antidepressivi come caramelle. Lo immaginiamo lo zio Speranza che a Natale ammorba i nipoti snocciolando gli articoli della Carta. La festa dell'inclusione, potremmo chiamarla per cancellare per sempre questa ossessione borghese. C'è in effetti un precedente. L'Unione Sovietica nei primissimi anni di vita aveva cercato di cancellare il Natale, considerandolo una tradizione pericolosa. In quel periodo, ai compagni più zelanti veniva richiesto di partecipare a manifestazioni anti- religiose, dove si cantavano canzoncine come questa: "Presto sarà Natale, schifosa festa borghese. Le è legata da tempo memorabile una tradizione scandalosa.

 

 

Nel bosco arriverà un capitalista, retrogrado e fedele ai pregiudizi, e abbatterà un abete con l'accetta, rinnovando un brutto scherzo. Solo chi è amico dei pope è disposto a celebrare la festa dell'albero!». In realtà l'operazione anti- Natale non andò affatto a buon fine. Nel giro di alcuni anni, le autorità dovettero prendere atto che alcune abitudini erano dure a morire: i cittadini continuavano a montare alberi pieni di luci in casa. E alla fine, nel 1935, almeno questo ricordo del Natale venne nuovamente riabilitato. Gli alberi tornarono, con un ritocchino. Vennero ribattezzati gli abeti "di Capodanno". Un po' come il Natale della Costituzione, per intenderci.

 

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