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Ucraina, Marianna "l'attrice incinta di Mariupol". Tutto finto? Come ha chiamato la figlia: sfregio a Putin

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Da giorni filo-ucraini e filo-russi (soprattutto in Italia) parlano solo di lei: Marianna Podgurska, modella di Mariupol che su Instagram a fine febbraio mostrava pancione e vestitini della bimba che sarebbe nata da lì a poco e che una settimana dopo si è ritrovata nell'ospedale bombardato dai russi. "Tutta finzione, era una figurante, non aspettava nemmeno un bambino", assicuravano su Twitter i più "scettici" (o complottisti), sposando la linea dettata dalle ambasciate russe all'estero (dalla Grecia a Londra fino a quella italiana). Propaganda dall'una o dall'altra parte? 

 

 

 


A smentire i malpensanti ci ha pensato la natura: Marianna, fotografata sporca, insanguinata e terrorizzata mentre fuggiva dall'istituto di Mariupol ("Non era più un ospedale, ma il covo del battaglione Azov neonazista", assicuravano filo-Putin di casa nostra), era incinta per davvero e ha dato alla luce le scorse ore una bimba. "L'abbiamo chiamata Veronika, perché significa colei che porterà la vittoria". La piccola nata in rifugio di Mariupol, la città-martire dell'invasione russa, distrutta dalle bombe e agonizzante, da giorni. Una nuova Aleppo, una nuova Grozny nel cuore dell'Europa, anno 2022. Veronika, spiega La Stampa, pesa 3.200 grammi e di fatto incarna la speranza degli ucraini, disposti a sfidare Vladimir Putin e l'invasore, resistendo a ogni costo. "Stiamo bene, ma qui fa freddo e continuano a bombardare", ammette Marianna.

 

 

 

 

La sua vicenda è forse lo schiaffo mediatico più forte al Cremlino e al ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, che dal tavolo dei negoziati in Turchia aveva osato etichettarla come il "pianto patetico dei media occidentali". Gli scatti che ritraevano la ragazza da sfollata sono stati realizzati dal noto fotografo di guerra Evgeniy Maloletka, diventato per Mosca un semplice "propagandista". In tanti si sono chiesti perché la blogger si trovasse in quel palazzo, nonostante le bombe russe. "Era stata ricoverata in ospedale il 6 marzo per ragioni di sicurezza - ha spiegato la zia -: in caso di necessità l'ambulanza non sarebbe mai potuta arrivare sotto i bombardamenti". Basterà a convincere gli irriducibili attratti dalle fake news?

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