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Enrico Ruggeri e il Covid, "me l'hanno fatta pagare". La gravisssima accusa alla Rai

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Enrico Ruggeri dopo tre anni di assenza pubblica un nuovo disco. "È come se fosse il best of dei tre album che avrei fatto in questi anni. A causa della pandemia non era mai il momento giusto e allora continuavamo a lavorare in studio, a fare e rifare andando alla ricerca del Santo Graal di ogni musicista, ovvero il suono". La pandemia gli ha rallentato il lavoro musicale, ma gli ha anche creato altri problemi sempre a livello professionale. Ruggeri, scrive il Corriere della Sera, è convinto di aver pagato le sue opinioni contro mascherine e green pass.

 

 

"Se non avessi preso certe posizioni avrei un'altra situazione economica. Ho un record di messaggi privati di colleghi che mi danno ragione, ma nessuno lo ha fatto in pubblico. Oggi se hai un'idea te la fanno pagare cara. Nel 2019-20 ho fatto sette serate su Rai1 con una produzione che costava meno di tante altre che hanno avuto ascolti più bassi. Mi aspettavo di essere richiamato", avverte con una certa delusione ma con orgoglio.

 

 Una frase di Non sparate sul cantante - uno dei nuovi singoli - "se un uomo con una pistola/ incontra chi tiene un fucile/ il primo può solo pregare/ e prepararsi a morire", è molto attuale per via della guerra fra Russia e Ucraina. "È una frase presa da Sergio Leone, come molte altre nel brano. Lui è una passione di mio figlio Federico Ugo. Il cantante medio qui direbbe: sono contro la guerra, viva la pace. Io nella vicenda non vedo solo buoni e cattivi, qualsiasi atteggiamento aggressivo è scellerato". Sulla nazionale Cantanti di cui è presidente e capitano, finita nella bufera per le frasi sessiste di due dirigenti, Ruggeri spiega che, "finiti i commenti social siamo tornati a parlare di progetti e non di dischi in uscita... Assieme a Progetto Arca abbiamo ristrutturato degli appartamenti per homeless a Milano e portato aiuti in Ucraina", conclude 

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