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Bruno Vespa suona la sveglia: "C'è un prezzo da pagare se non vogliamo Putin alle porte"

Bruno Vespa

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Saremo pure "pacifisti" come rivela un sondaggio di Alessandra Ghisleri per Porta a porta dal quale emerge che la maggioranza degli italiani "non vorrebbe mandare armi all'Ucraina" anche "se teme l'estensione del conflitto e una parte cospicua si sente già in guerra", ma se non vogliamo essere travolti da questa guerra, scrive Bruno Vespa nel suo editoriale su Il Giorno, c'è un prezzo da pagare. 

 

 

Il cancelliere tedesco Scholz, osserva il direttore di Porta a porta, "ha fatto in un batter d'occhi una rivoluzione copernicana, portando immediatamente al 2%. Anche noi eravamo fermi all'1,57 % e Draghi ha assicurato che ci metteremo in riga. Occorrono per questo una quindicina di miliardi". Conte e Salvini sono contrari ma qui, tuona Vespa, "bisogna intendersi. Una vecchia regola di politica internazionale prevede che puoi sederti al tavolo di un negoziato con qualche probabilità di spuntarla se hai le spalle coperte dalle armi. Se la Nato smettesse di armare l'Ucraina, l'occupazione militare russa avverrebbe nel giro di qualche giorno".

 

 

Ora, si chiede il direttore, "vogliamo questo? Vogliamo stabilire il principio che un paese europeo, candidato a entrare nell'Unione, possa essere lasciato il balia di un aggressore con mire neoimperiali?". Forse bisogna capire, spiega Vespa che se a Putin oggi "regaliamo l'Ucraina domani si prenderà la Georgia e poi la Moldavia e tutti i paesi confinanti saranno intimiditi dall'indifferenza della Nato e più in generale dell'Occidente".

Il presidente russo ora è in "difficoltà" perché dopo la Crimea e l'Afghanistan non si aspettava questo blocco di Nato e Unione europea "mentre il resto del mondo (Cina compresa) non approva il suo comportamento". Allora, conclude Vespa, "forse vale la pena di pagare un ticket perché l'uomo che tanto ci ha deluso capisca che deve fermarsi". 

 

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