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Vladimir Putin "in ritirata", cosa c'è dietro la fuga da Kiev: indiscrezioni dall'esercito russo

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C'è ottimismo a Kiev. La ritirata dei soldati russi sembra cominciata e la data della fine della guerra non sarebbe così lontana. Come racconta Lorenzo Cremonesi nella sua corrispondenza per il Corriere, entro il 9 maggio - il giorno in cui la Russia celebra la vittoria sulla Germania nella Seconda guerra mondiale - secondo i report degli 007 ucraini, dovrebbero dover cessare le ostilità e l'ordine sarebbe già stato consegnato ai soldati. Notizie incoraggianti che stanno cambiando anche la vita nella capitale portandola di fatto in una nuova fase: riaprono i negozi, i giovani tornano a incontrarsi seduti al bar, c'è più traffico nelle strade. Ma soprattutto, la nuova fase è ben rappresentata dal fatto che le forze militari ucraine da qualche giorno sono passate al contrattacco nelle zone attorno alle periferie settentrionali, ma anche orientali e occidentali. Cremonesi racconta che in alcuni settori i russi sono in ritirata solo un pugno di chilometri, ma in altri anche una trentina, rendendo inutile larga parte delle artiglierie e delle batterie di missili Grad che secondo i loro piani originari devono bombardare duro Kiev per fiaccarne la resistenza. 

 

 

A tutto questo si aggiunge il fatto che "le truppe russe", si legge nell'ultima valutazione dell'intelligence britannica, "si stanno dimostrando riluttanti a impegnarsi in operazioni di fanteria su larga scala nelle città e preferiscono invece puntare sull'uso indiscriminato di bombardamenti aerei e di artiglieria nel tentativo di demoralizzare la difesa" ucraina". "Cercano di limitare le loro perdite a costo di vittime civili", osserva la Difesa di Sua Maestà. 

 

Del resto appare sempre più chiaro che l'obiettivo di Vladimir Putin è quello di concentrare gli sforzi bellici più sulle regioni orientali del Donbass che non su Kiev.  E così l'ottimismo s'irradia verso le altre province. "Sino a due giorni fa sembrava che solo le regioni confinanti col Donbass e la zona di Kherson fossero sotto pieno controllo russo. Ma ieri in serata", racconta Cremonesi, "i comandi ucraini e il Pentagono ribadivano che proprio a Kherson la resistenza aveva ripreso a combattere: se i russi dovessero abbandonarla, Putin sarebbe in difficoltà". 

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