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Fabrizio Masia, "ecco come il centrodestra può perdere le elezioni all'ultima curva"

Tommaso Montesano
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«Il centrodestra è davanti, ma attenzione all'ultima curva». In tempi di Mondiale di Formula 1, Fabrizio Masia sceglie la strada della metafora automobilistica per fotografare la situazione politica, sorretto dai numeri dei sondaggi, a meno di un anno dalle elezioni politiche. Per l'amministratore delegato di Emg Different, il quadro resta "magmatico": «I giochi sono tutt' altro che fatti».

Quali sono i maggiori fattori di incertezza?
«Quale sarà la legge elettorale? E le coalizioni? Quanto sarà largo il campo del centrosinistra ipotizzato da Enrico Letta? Carlo Calenda e Matteo Renzi, che in alcune realtà amministrative sostengono il centrodestra, che faranno? E una parte del centro, penso a Udc e Giovanni Toti, troverà spazio nel centrodestra? Per non parlare dello snodo delle Regionali in Sicilia, dove si scalderanno i motori: che succederà?».


Insomma, troppo facile chiederle chi vince - pensando allo schema classico Pd-M5s contro centrodestra - con i numeri attuali.
«Il centrodestra oggi oscilla tra il 47 e il 50%. Il centrosinistra, con un campo larghissimo che parte dal Pd, comprende M5s e passa anche per Calenda, Renzi, Verdi, Articolo 1 e Sinistra italiana, arriva fino al 45-47% e teoricamente potrebbe giocarsela».


Non sembra convinto...
«Il quadro è più complesso di come appare. Ci sono una serie di aspetti tutti da verificare».


Mai come adesso sembra molto vitale l'area di centro, a cavallo dei due schieramenti classici.
«Un'area che potrebbe valere almeno il 10% e rappresentare davvero un ago, anzi un "agone", della bilancia. Lo dicono i sondaggi, l'autocollocazione degli italiani quando sono interpellati, e soprattutto il risultato delle liste civiche, non schierate, alle Amministrative. Questo spazio politico esiste ed è molto forte».


Su un punto non c'è incertezza: Fratelli d'Italia è il primo partito italiano. Qual è il segreto di Giorgia Meloni?
«Anche a noi risulta intorno al 22% e in crescita costante. A premiare Meloni è la sua condotta lineare, coerente e la capacità di essere autorevole e convincente. Adesso beneficia anche del fatto di rappresentare, per non essere mai stata messa alla prova del governo, del "fattore speranza". In più è donna e incarna la novità".

L'incognita si chiama legge elettorale?
«Con il meccanismo attuale, è probabile che Fratelli d'Italia sia il primo partito. Ma è probabile che lo sia, magari con un margine più ampio, anche col proporzionale. In questo caso, però, potrebbe nascere una coalizione diversa, ad esempio una "maggioranza Ursula"...».

Viceversa Matteo Salvini sembra aver perso il tocco magico: cosa sta penalizzando la Lega?
«Ora il Carroccio è intorno al 16%. Alle Europee del 2019 aveva sfondato il muro del 34%. I motivi del calo sono diversi».


Iniziamo...
«Dopo le Europee, Salvini era convinto di prendere il Paese da solo e questo l'ha pagato. Inoltre, uscendo dal governo gialloverde ha perso il posto che gli aveva consentito di avere visibilità grazie all'immigrazione: la guida del Viminale. Poi c'è il fronte interno».

A cosa si riferisce?
«Si percepisce un partito non più completamente intorno a lui. Non a caso il termine "capitano", riferito a Salvini, è scomparso dalla narrazione leghista».


Non sembra pagare, in termini di dividendo elettorale, neanche la partecipazione al governo Draghi.
«La Lega paga il fatto di essere un po' dentro e un po' fuori. Questo ha disorientato l'elettorato, che infatti in parte ha ripiegato su Fratelli d'Italia».


Va peggio al M5s: il declino grillino è irreversibile?
«I pentastellati sono scesi fino al 13%, però agli occhi degli elettori sono "quelli del reddito di cittadinanza", una misura che a molte famiglie sta dando sostegno».

Questo cosa comporta?
«Che difficilmente possono scendere sotto una certa soglia di voti. Anche se i problemi restano. Il più grosso riguarda l'unità del movimento: Giuseppe Conte ha tutti dietro di sé? Luigi Di Maio è con lui? Quando una forza politica è percepita così divisa, alle urne si viene penalizzati. È matematico».

I grillini stanno investendo molto sulla contrarietà all'invio delle armi all'Ucraina, eppure di ciò non beneficiano nei sondaggi, nonostante la maggioranza degli italiani condivida questa posizione: perché?
«Perché le armi a Kiev non sono un fattore decisivo. Gli italiani sono frustrati da due anni di pandemia, sono in difficoltà per i costi delle bollette, per l'occupazione, i salari, la crescita economica. I temi decisivi sono questi».

Sulla guerra in Ucraina si è smarcato a più riprese anche Silvio Berlusconi, che sembra godere di un'immortalità politica a tutto vantaggio di Forza Italia.
«Gli azzurri valgono al momento l'8%. Forza Italia rappresenta lo zoccolo duro di chi è rimasto fedele al sogno di un partito liberale di massa. Il partito ha trovato un posizionamento alternativo rispetto a Lega e Fratelli d'Italia. In più Berlusconi ha recuperato fiducia presso l'elettorato, ora è al 30%, e gli azzurri stanno beneficiando dei loro tre ministri, che ricoprono ruoli importanti, godono di consenso e si sono mostrati abili a occupare gli spazi della comunicazione politica nei talk show e nei social». 

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