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Guerra, Mentana terrorizza l'Italia: "Il primo capitolo di un disegno oscuro. Il nostro futuro..."

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Enrico Mentana tira le somme. Al 98esimo giorno di guerra in Ucraina, il direttore del Tg di La7 si lascia andare a un lungo sfogo su Facebook. "Siamo a un passo dai cento giorni di conflitto - scrive -, e nessun elemento può cancellare quel che era chiaro fin da subito. Il 24 febbraio si è rotto l'equilibrio che garantiva la coesistenza tra democrazie e autoritarismo. La fiducia reciproca e l'intreccio di interessi sono andati in mille pezzi". Mentana definisce "raggelante" la constatazione che chi ha rotto tutto questo, Vladimir Putin, "sapeva benissimo quel che sarebbe avvenuto, e anzi lo ha provocato, lo ha voluto".

 

 

Ma a preoccupare maggiormente il giornalista è il vero obiettivo del presidente russo. "È questo ciò che angoscia di più, sapere che l'orrore che viviamo, l'attacco a uno stato sovrano, è solo il primo capitolo di una storia che riguarda il futuro di tutti noi, secondo un disegno che ci resta oscuro. Chi ripete candidamente che bisogna trattare, imporre la pace, concedere qualcosa (che tanto è degli ucraini, mica nostra) non vede che questa guerra non è un incidente, un episodio sfuggito al controllo, l'effetto di uno scatto d'ira". Da qui il paragone con Hitler. Chi lo provò a rabbonire, ebbe la seconda guerra mondiale.

 

 

"Putin non è Hitler, certo, è semmai l'erede di chi lo sconfisse a est: ma non ha esitato a portare la sua nazione in guerra, a inviare le sue truppe non 'a liberare il Donbass' ma ad assediare Kiev, come lo strazio di Bucha documenterà per sempre". Da maestro di relazioni internazionali, per Mentana lo zar sapeva benissimo quel che avrebbe provocato alle porte dell'Europa, "compresi il dilemma tra resa egoistica e sostegno all'Ucraina a fiaccare le democrazie, e la loro prova di tenuta dopo mesi di aiuti e di sanzioni a doppio taglio". Motivo per cui siamo spacciati, "non abbiamo scelta: come fossimo noi stessi ucraini dobbiamo continuare a sostenere Zelensky e i suoi, con la solidarietà ai profughi, gli aiuti e le armi per difendersi dall'invasore". Al contrario, è l'amara conclusione, "l'alternativa è umiliante e degradante, e porta - prima o poi - al tradimento di chi ha combattuto e sta combattendo, nell'illusione di 'essere lasciati in pace', che è cosa ben diversa da battersi per la pace".

 

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