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Antonio Scurati insulta la Meloni? Cosa spunta sul conto del "furbetto"

Gianluca Veneziani
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Che schifo, però. Usare la storia di un giovane innocente ucciso barbaramente per attaccare un leader politico. E disconoscere il diritto di onorare la memoria dei morti - gesto su cui si fonda la nostra civiltà denigrandolo come «eccesso di perbenismo democratico». Non sono degne dell'intelligenza di Antonio Scurati, lo scrittore divenuto celebre col romanzo M. su Mussolini, né della pietas che dovrebbe connotare chiunque faccia il suo mestiere, le dichiarazioni rilasciate ieri a La Repubblica in cui lui, per tenere in vita l'ormai bolso, oltreché del tutto infondato, parallelo tra Meloni e Mussolini, ha mancato di rispetto a Sergio Ramelli, il diciannovenne missino ucciso a Milano nel 1975 a colpi di chiave inglese da belve di estrema sinistra. Ecco, per Scurati, onorare quel martire, come ha fatto la Meloni lo scorso aprile, non è un atto di umana pietà o un nobile gesto simbolico, ma è la testimonianza, va da sé negativa, di «una continuità esistenziale con la storia dalla quale lei proviene», cioè quella del «neo fascismo»; e il fatto che lo abbia commemorato pure il sindaco Sala, di tutt' altra estrazione politica, è un'aggravante: il primo cittadino di Milano, dice Scurati, «ha sbagliato per eccesso di perbenismo democratico».

 

 


FURORE IDEOLOGICO
Dietro queste parole disgustose non c'è solo il furore ideologico di una sinistra che si crede ancora in diritto di stabilire quali siano i morti giusti e quali quelli sbagliati da ricordare. C'è anche la furbizia, umana troppo umana, di Scurati che ha capito quanto gli convenga sparlare di ciò che gli garantisce il successo. Lo scrittore ha fatto una fortuna, anche economica, grazie alla sua saga su Mussolini, il cui primo volume, M. Il figlio del secolo (Bompiani), ha venduto oltre 600mila copie, è stato tradotto in 44 Paesi, gli ha permesso di vincere il Premio Strega e presto diventerà una serie su Sky. E, come nelle serie di Rocky col Ritorno e la Vendetta, ha avuto già un seguito, e il prossimo 14 settembre avrà la terza puntata, M. Gli ultimi giorni dell'Europa.

 

 

 


Con questa trilogia Scurati si è accreditato come figura di riferimento negli ambienti dell'antifascismo culturale militante (praticamente il95% dei circoli culturali italiani), è diventato l'intervistato ideale per i giornali di quell'area (che credono di essere depositari del Pensiero), il talismano perfetto per evocare lo spettro del fascismo e insieme per scongiurarne il ritorno. Ingredienti buoni a farsi una carriera in Italia e anche una fraccata di soldi, dopo un percorso da scrittore pieno di alti e bassi. Ma, se dai la caccia alle streghe fasciste, da noi prima o poi vinci il Premio Strega... E così, beneficiato da Benito, Scurati si permette di sputare sul suo benefattore e di dare patenti di neofascismo alle sue presunte eredi, come la Meloni. Torna sull'ormai trito e ritrito mito della continuità di Giorgia con il Duce, «più che sul fronte del fascismo su quello del populismo» in quanto la leader di Fdi avrebbe lo stesso «opportunismo funambolico» e la medesima «prontezza a rinnegare, ad abiurare» che furono di Mussolini. Le sue parole di condanna del regime, dice lo scrittore, sono «un patetico trucco», «abiure insoddisfacenti e parziali». Non se ne esce: se la Meloni rinnega, finge; se non rinnega, sbaglia; se è pronta a rinnegare, è populista; se rinnega a metà, è fascista. L'unica soluzione, per lo scrittore, è che Giorgia faccia piazza pulita di tutto ciò che è stata, della sua identità politica e della simbologia del suo partito, a cominciare dalla fiamma, «il simbolo principale del neo fascismo italiano dal 1946». Ricordiamo sommessamente a Scurati che quel simbolo è il più longevo della storia repubblicana italiana, è stato sempre compatibile con la nostra democrazia e non è mai stato associato a fatti di sangue, a differenza della falce e martello, in nome della quale si sono compiuti orrori in tutto il Novecento. E poi, scusate: la Meloni non può utilizzare un simbolo che fa parte del suo passato e presente politico, e Scurati può usare invece la simbologia cromatica nazista sulla copertina del suo prossimo libro a fini di marketing?


DISPREZZO SNOB
Aggiungeteci poi il disprezzo snob dell'intellettuale verso il "popolino" che vota a destra: per Scurati la gente sceglie la Meloni perché è triste ed incazzata. «Dalla fine degli anni Novanta», sostiene, «hanno cominciato a prevalere le passioni tristi, la paure, i rancori ed è lì che si sono rafforzati i partiti che guidano le masse seguendole. Proprio come fece Mussolini». Ammazza che analisi politica... Una semplificazione che fa torto al suo titolo di "accademico". E per di più è irriguardosa verso i milioni di cittadini che voteranno per Fratelli d'Italia. Eh già, ora la sinistra non si limita più a insegnare alla Meloni come fare la leader, ma ha anche la pretesa di stabilire come la gente dovrebbe votare. Solo se vota a sinistra, è felice e fiduciosa... Ecco, a quei milioni di cittadini offesi dallo scrittore consigliamo di diventare elettori della Meloni e non lettori di Scurati. Rifiutarsi di comprare i suoi libri sarà il miglior modo per rispedirlo nell'oblio dal quale viene. Ché sono ben altri i personaggi degni di essere ricordati. Come Ramelli. Onore a lui, e disonore per S. Il figlio furbo del Politicamente Corretto. 

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