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Romano Prodi, suo fratello dichiara guerra a Repubblica: cosa sta succedendo

Francesco Storace
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Caino e Abele di fronte a Enrico Letta sul clima. Il primo si chiama Franco Prodi, è un professorone che si occupa di clima; il secondo - più noto - è Romano, prof anche lui e di questi tempi "mentore" dichiarato del segretario del Pd. Il problema è che i due fratelli non vanno d'accordo su un tema che pare decisivo al Nazareno, che ha stretto un'alleanza persino con i Verdi. In pratica, nella famiglia Prodi si assiste ad un conflitto di quelli raffinati sul riscaldamento globale. E una firma storta - non estorta - può provocare guai alla tenuta elettorale del Pd, perché lo espone al tiro a segno degli avversari. Quello che vuol diventare il più ambientalista tra i partiti europei deve risolvere un problemino.

 

 

Già perché se ci si mette il fratello di Prodi a negare la catastrofe climatica globale come tema del futuro prossimo venturo, che cosa possono raccontare i piddini agli elettori che hanno spaventato? La querelle è gustosa. Franco Prodi ha firmato con altri suoi colleghi accademici quella che è già stata battezzata come la contropetizione sul clima. Sono quelli che danno torto a Greta e ai suoi seguaci. Accade che l'Appello per il Clima lanciato su Change.org abbia già superato le duecentomila firme. E i "negazionisti" - scienziati anche loro, Franco Prodi in prima linea - sfidano i promotori ad un pubblico confronto scientifico «in una sede istituzionale, accademica o politica».

 

 

Gli otto professori affermano che «il clima attuale non è differente da periodi caldi già occorsi nel passato sia storico che geologico e che eventi meteorologici estremi, come siccità, inondazioni, frane, smottamenti, sono sempre esistiti e vanno combattuti con la prevenzione e l'adattamento, cioè con la cura e pianificazione del territorio e col governo delle acque». Per i sostenitori della Petizione Italiana sul Clima, dunque, «è dannoso, intraprendere, con l'illusoria pretesa di governare il clima, azioni di messa al bando dei combustibili fossili», che «forniscono le risorse per l'85 per cento del fabbisogno energetico dell'umanità: è stato grazie alla disponibilità di energia abbondante e a buon mercato che l'umanità gode del benessere materiale oggi raggiunto - sottolineano -, e minore disponibilità d'energia significa, di fatto, ridurre quel benessere, cioè impoverirsi».

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