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Russia, Anna Zafesova: "Putin? No, ecco perché gli oligarchi si suicidano"

Maurizio Stefanini
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Ma davvero Vladimir Putin sta sterminando gli oligarchi russi? Ne parliamo con Anna Zafesova, giornalista e analista esperta di Russia ex-Unione Sovietica. Collaboratrice di varie testate, nel 2021 è uscito per Paesi il suo libro "Navalny contro Putin. Veleni, intrighi e corruzione. La sfida per il futuro della Russia".

 

 

Tante morti sospette.
«La formula è chiaramente giornalistica, ci stanno mettendo dentro morti per cause naturali, suicidi, morti in incidenti che potrebbero non essere incidenti. Non abbiamo prove per dire che il Cremlino stia ammazzando i suoi oligarchi. Per ciascuna di queste morti esiste una spiegazioni ufficiale o semiufficiale. Quanto poi possa convincere che uno era depresso ed è andato di matto, uno è affogato nella sua piscina, uno era malato, non lo so».

 

La Russia però ha una storia pregressa di morti misteriose. Pensiamo a Anna Politkovskaja.
«Non confondiamo le cose. Quella di Anna Politovaskaja non è una morte misteriosa, ma un omicidio. Hanno fatto 40 processi, si sa perfettamente chi l'ha uccisa. Non abbiamo la conferma in sede giudiziaria di chi sia il mandante, ma non si può chiamarla "morte misteriosa". A parte che è stata uccisa in modo estremamente pubblico, è stata una esecuzione. Certo, se si fa una lista "come si muore sotto Putin" viene fuori un po' di tutto. Oppositori di Putin, oligarchi, ammazzatine criminali, gente che è morta perché ha deciso di buttarsi giù dalla finestra...».

 

È comunque un Paese dove c'è una frequenza di eventi del genere abbastanza alta.
«Sicuramente la Russia è un Paese con un livello di violenza politica abbastanza alto. Quest' ultimo signore, Maganov, il presidente di Lukoil, a quanto pare sarebbe morto per motivi suoi perfettamente privati. E in Russia si muore anche di criminalità comune. È uno dei Paesi con i più alti tassi di violenza domestica, interpersonale, ubriachezza, morti sul lavoro, e qualunque altra cosa».

 

Con livelli di violenza così elevati, paradossalmente, questa successione di morti potrebbe essere perfettamente casuale. Ma nel momento in cui c'è attenzione alla Russia per via della guerra a un certo punto i giornalisti si accorgono di cose che se no forse non avrebbero notato.
«Che molti giornalisti si siano accorti adesso che in Russia c'è violenza e c'è un regime dittatoriale è un problema di questi giornalisti. Chi si occupa di Russia ne ha scritto, e non solo chi si occupa di Russia. Per quanto riguarda il livello di violenza generica di tipo criminale in Russia è molto alto da decenni. I giornali ne hanno scritto, e anche i giornali italiani. Che negli ultimi tempi ci siano state delle morti fuori del comune con una certa frequenza in un ambiente di imprenditori, di manager, di aziende di Stato e semi di Stato legate soprattutto al potere politico è altrettanto vero, e quindi possiamo fare delle ipotesi. Ma soltanto delle ipotesi».

Quali?
«Non siamo poliziotti, non abbiamo indagato quelle morti, dunque per il momento dobbiamo stare a quello che ci dicono le autorità e i giornalisti locali. Evidentemente, fonti delle quali possiamo fidarci solo fino a un certo punto. Diciamo che sono fatti di matrice molto diversa. Qualcuno probabilmente è morto per cause naturali osi è suicidato. Qualcun altro è morto nell'ambito di un episodio che potrebbe essere di follia, tipo quello che ha ucciso la moglie e la figlia e poi si è suicidato. Ma non possiamo escludere che sia qualcos'altro e che sia stato presentato come tale. Un altro è affogato nella propria piscina. È un omicidio, è un suicidio, era ubriaco? Non lo sappiamo. Quello che possiamo dire è che c'è una serie di persone altolocate, probabilmente bene informate, che facevano parte di un certo giro di soldi e potere e che sono morte in maniera "prematura". Quello che mi viene subito in mente è che c'è un momento di grande smarrimento e di grande crisi, in quella élite politica ed economica, dove al di là dei singoli casi sono cresciuti stress e pressione». 

Ma sono putiniani. 
«Sono tra le persone più colpite dalla guerra. Erano i ricchi e potenti della Russia, adesso vedono nero il proprio futuro. Persone sulle cui idee politiche non sappiamo niente o possiamo immaginarci che non siano esattamente dei liberali, però sono anche dei professionisti. Hanno diretto grandi aziende. Non possono non rendersi conto che quello che sta accadendo fra guerra e sanzioni gli sta distruggendo ogni prospettiva, sia loro personale che della loro azienda». 

Non credono nel regime?
«Quella è una élite molto anti-occidentale nella sua retorica ma totalmente filo-occidentale nei comportamenti. Gente che costruiva la propria carriera in virtù dell'Occidente. Comprava case in Francia o in Italia, o yatch che poi parcheggiavano nel Mediterraneo oppure sull'Atlantico. Erano ovviamente persone che tenevano soldi all'estero e non in Russia, mandavano i figli a studiare in scuole inglesi, mandavano le mogli e le amanti a vivere a Londra o a Parigi, compravano squadre di calcio all'estero. Avevano tutta l'intenzione di godersi i frutti di una ricchezza accumulata in Russia e altrove, e di entrare possibilmente nel jet set occidentale. E sono persone a cui la guerra ha distrutto e sta distruggendo la fonte della loro ricchezza e quello che era il loro obiettivo di vita e il loro futuro. Quindi che molte di queste persone potrebbero essere depresse a un punto tale o da darsi a comportamenti pericolosi o a suicidarsi è abbastanza plausibile».

Qualcuno ritiene che anche l'attentato alla Dugina potrebbe essere inserito in una logica di questo tipo.
«La Dugina è stata ammazzata. A differenza di questi signori che hanno dei certificati di morte come dire molto variabili, su Darya Dugina non c'è alcun dubbio che sia stata uccisa. Non è stato un incidente e non era depressa. Poi, chi la ha uccisa, è totalmente un altro discorso. Notiamo che all'improvviso tutti hanno smesso di parlarne. La propaganda russa ci aveva detto che aveva identificato questa presunta killer ucraina, poi è saltato fuori un suo complice, poi si è scoperto che il complice era legato ai separatisti del Donbass e all'improvviso si è smesso di parlarne. La cosa più probabile è che Mosca abbia tirato fuori una spiegazione della sua morte che messa insieme in fretta e furia doveva accusare i servizi segreti di Kiev. Sul resto, non sappiamo più o meno niente. L'ipotesi che sia stata uccisa o da un regolamento di conti interno all'estrema destra russa o da qualche gruppo dei servizi segreti russi nell'ambito di una strategia della tensione ovviamente sono ipotesi molto plausibili, ma probabilmente la verità la sapremo solo a regime finito».

Molti tra i deceduti sono legati a Gazprom e a Lukoil.
«Gazprom Bank è la banca attraverso la quale passano i pagamenti del gas, e il sospetto che alcune di queste persone sapessero di come si muovevano i soldi esiste. C'è un ex vicepresidente di Gazprom Bank che ha lasciato la Russia e si è arruolato volontario con l'Ucraina, però è un caso più unico che raro. Ma per Mosca girano infinite voci di personaggi di Lukoil, di Gazprom, di Aeroflot, di altre grandi aziende che discretamente hanno abbandonato la Russia con l'inizio della guerra. Si sono dimessi e sono usciti. Senza far rumore, probabilmente anche perché temono la vendetta del Cremlino. Forse i taciti patti sono stati: noi ce ne andiamo giù dal carro ma stiamo zitti, possiamo stare tranquilli perché non raccontiamo niente, non passiamo dall'altra parte, e quindi lasciateci in pace a goderci i nostri milioni, le nostre ville e i nostri yatch in Occidente. Si parla di decine di persone. Il nome più noto è Anatoly Chubais. L'ex-padre delle privatizzazioni. Non ha mai dichiarato ufficialmente di essere scappato, ma tutti sanno che ha lasciato la Russia». 

Lo scenario? 
«Questa è una classe dirigente economica e politica in totale crisi, che si rende perfettamente di stare andando verso il baratro, indipendentemente da quello che loro pensano sull'Ucraina. La maggior parte probabilmente sarebbe anche d'accordo con Putin che l'Ucraina non deve esistere come Stato, ma si rendono perfettamente conto che questa guerra sta portando la Russia e soprattutto questa classe dirigente putiniana al disastro più totale. Sanno che questa guerra deve finire perché sta portando la Russia al disastro, ma se finisce è sempre più probabile che finisca anche il regime, e dunque questa gente che è stata messa alla testa delle grandi aziende da Putin salta con lui. E comunque anche con un altro regime la grande rendita energetica si cui si basavano le loro carriere è finita. L'Europa non si fiderà più a comprare il petrolio e il gas russo, Paesi come Cina e India si sono abituati ad averlo con sconti del 30%. Se sono un top manager di Lukoil me ne rendo conto». Insomma, se Putin non sta ammazzando gli oligarchi in modo diretto, lo sta facendo in modo indiretto. «Esatto. Putin sta ammazzando il mondo in cui i suoi stessi oligarchi finora hanno prosperato. Quindi possiamo dire che sono tutti vittime di quella catastrofe clamorosa che Putin ha organizzato».

 

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