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Il romanzo visionario del giovane Churchill

Il giovane Winston Churchill

Esce il libro del futuro premier inglese che, due decenni prima anticipava la rivoluzione bolscevica

Francesco Specchia
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Quando si dice essere saper arrotondare. Arrotondare con fierezza antica, sempre conficcato in una divisa militare intarsiata d’alamari e onore; sempre combattuto tra la penna e la spada; sempre con lo sguardo fisso sull’orizzonte della prossima guerra.

Questo era il Winston Churchill ventiduenne fresco d’Accademia. Era un giovane Lord, nipote del settimo duca di di Marlborough, arruolato nel Quarto reggimento Ussari, giramondo per le trincee afghane, cubane e anglo-boere. Ma, al tempo stesso, si distingueva pure come grande corrispondente del The Daily Graphic e del Morning Post, come giornalista dalla prosa limpida e letteraria cadenzata sul passo del grande scrittore. «Dopo il lungo temporale, il sole era nuovamente spuntato era le nuvole, gettando le sue mutevoli ombre sopra le strade, le case e i giardini. La capitale, ancora grondante, brillava di luce…», così emergeva il suo talento letterario, da un passo di Savrola- Contro il dittatore della Laurania (pp 224 euro 14,50 traduzione di Daniele Tinti), l’unico mai scritto romanzo di Churchill, operella inedita in italiano datata 1897 oggi uscita in Italia per i tipi di Gallucci.

DOPPIO RUOLO Il futuro statista, il grande conservatore, l’uomo che sconfisse il nazismo – e venne, subito dopo sconfitto alle elezioni dall’opposizione laburista- da giovane si esercitava nel doppio ruolo di ufficiale della Corona e di cronista di guerra  destinato a imperitura fama. A memoria credo che al solo Indro Montanelli, anch’ egli ufficiale dell’Esercito nell’Africa coloniale, riuscì qualcosa di simile pubblicando dal fronte XX Battaglione Eritreo. Certo, gli argomenti da approfondire non  mancavano al futuro statista. Nel solco della tradizione del suo predecessore Benjamin Disraeli –anch’egli primo ministro, anche scrittore nelle pause teatrali di Downing Street-, il giovane Churchill ingoiava ricordi, drammi e cronache dal vivo; li ruminava con pazienza storiografica; e infine li rigettava tra le pagine dei suoi libri. Il tenente Winston respirava la grande arte del reportage sfumacchiando l’ultimo cubano, con un petto appuntato di medaglie, attingendo direttamente alle proprie esperienze di guerra soprattutto durante il suo soggiorno a Bangalore. Non è un caso che la sua fiction/non fiction molti anni prima di Truman Capote produsse decine di raccolte di articoli e capolavori delle memorialistica. 

E, in fondo, gli fruttò un incontestabile Nobel per la Letteratura nel 1953 ricevuto col condimento di una motivazione etica: «Anche per la sua brillante oratoria in difesa di sommi valori umani». Però, l’unico romanzo di Churchill rimane, appunto, questo Savrola (come il “Savonarola” del Rinascimento). Che, è, di fatto, un romanzo di fantapolitica, per la prima volta pubblicato a puntate sul Macmillan's Magazine nel 1899, un po’ ispirato al Prigioniero di Zenda di Anthony Hope, un po’ alla Repubblica di Platone molto ai romanzi più di distopici di George Orwell. Il racconto è ambientato nell’inesistente Laurania, una repubblica affacciata sul Mediterraneo, in un contesto geografico che sembra metterla ai margini dell’Europa. Qui governa un despota col pugno di ferro, Molara, che, dopo una storiaccia di candidati popolari cancellati dalle liste elettorali, verrà deposto dal liberale Savrola. Il quale Savrola, animo nobile, vuole evitare le violenze di piazza ma si ritroverà, alla fine, risucchiato in un sanguinario moto rivoluzionario socialista, roba da sfociare, letteralmente in un bagno di sangue. A parte qualche incrostazione romantica – poco adatta allo stile dello scrittore, ma in fondo utile ai fini delle vendite- Savrola è anche, suo malgrado, un romanzo d’anticipazione: previene vent’anni prima la rivoluzione bolscevica. 

E rende un’idea assai temibile della politica stessa contaminata, negli anni, da elementi irreparabili: una crudeltà impensabile in tutti gli schieramenti ideologici, le rivalità intestine, gli inutili bombardamenti dopo la vittoria, gli animi dei giusti corrotti dal virus della vendetta. Qualcuno dice che Churchill sognava, in fondo di essere Savrola stesso, un liberale vero schiacciato dagli eventi che non aveva calcolato. «Aveva detto che, una volta conquistato il potere, avrebbe abbandonato certi metodi perché non sarebbero stati più necessari», scrive Churchill su Savrola nella sua autobiografia «e già ce n’era di nuovo bisogno». Molti dei temi del romanzo rimangono validissimi anche oggi. 

LA GIOVINEZZA Dopodiché il futuro Primo Ministro inglese si dedicò alla sua biografia, Gli anni della mia giovinezza, alla Storia dei popoli di lingua inglese, ai sei volumi de La Seconda Guerra Mondiale. Opere che gli portarono l’entusiastica riconoscenza di tutti gli autori di romanzi storici a venire da Idelfonso Falcones a Carlo Nordio, ex magistrato malato di churchillismo dalla penna fina, tuttora con la morale immacolata di un cronista vestito da ussaro…

 

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