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Audio Berlusconi, la direttrice LaPresse: "Ecco la vera storia"

Brunella Bolloli
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In questa presunta spystory ambientata tra la buvette di Montecitorio e la sala Lucio Colletti al sesto piano del palazzo dei gruppi parlamentari, ci sono pochi indizi e una certezza: le notizie, quando arrivano, si danno. Parte da qui la spiegazione che Alessia Lautone, direttrice di LaPresse, fornisce a Libero dopo le fantasiose ricostruzioni in merito all'audio rubato a Silvio Berlusconi e diffuso in due riprese dal sito dell'agenzia. Le confidenze fatte dal Cav ai suoi sui rapporti riallacciati con Vladimir Putin, lo scambio di doni per il compleanno (bottiglie di vodka dalla Russia in cambio di Lambrusco dall'Italia), le lettere dolcissime e, il giorno dopo, la versione dell'ex premier sul conflitto tra Russia e Ucraina con giudizi poco lusinghieri su Zelensky («lasciamo perdere...»), sono opera di Donatella Di Nitto, caporedattrice del servizio politico di LaPresse. La cronista, in contatto con uno o più dei partecipanti alla riunione di Fi che voleva vendicarsi magari per non essere stato ricandidato, ha potuto registrare lo show di Silvio grazie all'infedele che ha lasciato appositamente il telefonino in modalità viva voce.
Quindi, d'accordo con la direttrice, la giornalista ha messo in rete lo scoppiettante contenuto. Alla vigilia delle consultazioni per il nuovo governo. Per poi aggiungere: c'è altro. Panico a Palazzo. Per il Cavaliere, da sempre amico delle donne, quasi una nemesi: beffato da due signore.

Direttrice Lautone, dopo queste due bombette arriverà la terza?
«Noi abbiamo l'audio integrale del discorso di Berlusconi e voglio subito precisare che non abbiamo manipolato nulla, ma abbiamo semplicemente fatto il nostro lavoro, che è dare le notizie».

Anche a costo di terremotare i tentativi di far nascere un governo di centrodestra?
«Avremmo forse dovuto tacere o tenere questa registrazione in un cassetto? Non è il mio modo di lavorare. Quando io ho la notizia non guardo in faccia a nessuno».

Ma perché, allora, l'avete diffuso in due giorni diversi, lasciando intendere che c'è un'altra parte, inedita?
«Essenzialmente per motivi tecnici. Il tutto dura venti minuti, era molto lungo non potevamo dare tutto insieme. Capisco che in Italia bisogna sempre cercare la dietrologia, ma davvero stavolta non c'è. C'è un buon lavoro fatto da tutti noi, in primis da Donatella Di Nitto, e nessun complotto».


In venti minuti, però, Berlusconi avrà detto altre cose interessanti. Sentiamo.
«Ma non aggiunge niente. Berlusconi parla della nascita del centrodestra, di come lo ha fondato, è una conversazione con i suoi parlamentari, non ci sono elementi di novità rispetto a ciò che è già uscito».


Però poi con le frasi su Putin e Zelensky, apriti cielo.
«È tutto riportato fedelmente. Ho letto che avremmo manipolato gli applausi, ma è falso e mi sono arrabbiata perché ne va della dignità dell'agenzia e non è giusto. Per questo in televisione abbiamo detto: dopo la formazione del governo lo diffonderemo integralmente».


Quel "dopo" è suonato come un ricatto, un modo per tenere sulle spine il nascente governo targato Meloni...
«Ma quale ricatto! Non scherziamo. Io non ho mai ricattato nessuno in vita mia e non ho intenzione di farlo adesso. È risibile. Non c'è un terzo audio e se ci fosse stato l'avremmo dato subito».

Berlusconi, tuttavia, è finito nell'occhio del ciclone, costretto a ribadire in una nota il suo atlantismo. Ti ha chiamato per caso?
«Assolutamente no, non ho ricevuto alcuna chiamata, sono stata ad Arcore per intervistarlo a settembre, ma in questi giorni non mi ha chiamato nessun leader politico».

Giorgia Meloni?
«Ma no! Ora dicono che sono meloniana, fino a una settimana fa mi davano della grillina, prima ancora del Pd. Io sono vicina e lontana a tutti. Faccio il mio lavoro. Invece, se diffondo l'audio di Berlusconi mi accusano di essere, che ne so, di sinistra e se invece do l'audio di Letta sarò berlusconiana e così via».

Insomma, nessuna etichetta politica.
«Un giornalista fa il giornalista, è tutto così surreale questo discorso. Infatti quando sono rimasta senza lavoro non è che avevo gli sponsor politici o sono stata aiutata politicamente. Credo che la mia storia parli da sola».

Ma, dopo questi audio, Tajani riuscirà a fare il ministro degli Esteri o no?
«Io spero di sì, perché ha dimostrato sul campo che può fare bene in quel ruolo». E il governo Meloni nascerà senza ulteriori scossoni? «Credo proprio di sì». 

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