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Alessandro Orsini sconvolgente: ecco cosa è riuscito a negare

Lorenzo Mottola
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Lo troveranno così, solo in una stanza buia, mentre piange guardando vecchie foto del ponte di Kerch distrutto da quei perfidi terroristi ucraini e rilegge per l'ennesima volta le lettere che (sostiene lui...) le mamme di Kherson gli avevano scritto per chiedergli di dire in tv agli italiani di smetterla di aiutare Zelensky: «La prego, è una follia mandare armi». Un bel mistero, ora che abbiamo visto le foto delle feste nelle strade della città sul Dnipro dopo la liberazione. Parliamo di Alessandro Orsini, professore e avanguardia operaia degli italiani che per un curioso caso della vita si trovano su posizioni molto simili a quelle del Cremlino in politica estera (se tagli corto e li chiami semplicemente putiniani s' arrabbiano...). Parliamo di lui non certo per rigirare il coltello nella piaga o sfotterlo per la sua caterva di previsioni totalmente sballate sulla guerra, ad esempio per ricordare che fino a poche settimane fa diceva che «a Kherson sarà un bagno di sangue, i russi non intendono abbandonare la città, vogliono fare un massacro e intendono combattere per mantenere le posizioni» e che anzi invitava la Ue a confessare «che la controffensiva ucraina è un fallimento». Ne scriviamo perché curiosamente il sociologo - al contrario dei compagni di Mosca - non riesce a comprendere quando è il caso di battere frettolosamente in ritirata.

 

 


Così, mentre perfino sui media controllati da Putin si è scatenata una caccia al colpevole per gli imbarazzanti rovesci dell'Armata rossa, il prof sul Fatto Quotidiano si dimostra irremovibile. Prima di tutto, scrive, non possiamo parlare neanche di ritirata russa da Kherson: «Secondo accreditate fondi filo-Nato (Paperino Mese? Ndr) la Russia ha condotto un'operazione di alto livello organizzativo e logistico». Mosca lascia terreno al nemico ma lo fa con stile, insomma. Come scappano le truppe di Putin nessuno al mondo. D'altra parte, fa capire lo studioso, la guerra non è mica finita: «Lo scontro di Kherson può ancora verificarsi». L'urlo del prof sconvolge l'Occidente: torneremo! Altro tema: centomila morti russi (cen-to-mi-la) dall'inizio del conflitto non sono mica tanti. «Sono gli ucraini che sono stati massacrati in questi nove mesi», dice, perché anche l'esercito di Kiev ha sofferto grosso modo le stesse perdite. Quindi mal comune...

 

 

E non è tutto, chi pensa che l'esercito dello Zar stia semplicemente scappando prenda nota: «L'evidenza empirica non consente di affermare che la ritirata sia dovuta a scarso equipaggiamento o alla voglia di non combattere». Potevano vincere ma non avevano voglia. E ancora: «L'Ucraina è fondamentalmente persa e per mancanza di spazio, e una certa fiducia nella capacità critica degli esseri umani, non documentiamo questa nostra affermazione a causa della sua autoevidenza». Lo diciamo con amarezza: purtroppo qui Orsini sbaglia a nutrire fiducia nel prossimo, almeno per quanto ci riguarda. Di "autoevidente", infatti, qui c'è solo la sua voglia di andare a cercare la figuraccia. Scriveva Nicolò Ammaniti «Quelle che tu chiami figure di merda sono sprazzi di splendore mediatico che danno lustro al personaggio e che ti rendono più umano e simpatico». A furia di lustrarsi, Orsini finirà per brillare di luce propria.

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