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Rosy Bindi e Murgia? "Dio è...": la più sconvolgente delle vergogne

Claudio Siniscalchi
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Vladimir Luxuria ha confessato recentemente a Pierluigi Diaco di essere ritornata alla fede cattolica. A convincerla è stato l'incontro determinante con Don Gallo. Le vie del Signore sono, come è noto, imperscrutabili. Quindi è sufficiente registrare la notizia. Ogni commento risulta fuori luogo. Chi ha tra le mani la nuova fatica saggistica di Michela Murgia, dovrebbe adottare lo stesso principio: ogni commento risulta fuori luogo. Allora dovremmo finirla qui. Una scappatoia però si trova sempre: la Verità vi rende liberi. E allora ci avvarremo non tanto della ricerca della Verità - argomento davvero spinoso - ma della meno impegnativa aspirazione alla libertà. Partiamo da alcuni punti fermi. Iniziamo dal titolo: God Save the Queer. Catechismo femminista (Einaudi, pagine 152, euro 14,50). In copertina un'immagine della Madonna (è una giovane in maglietta rossa, dall'aria vagamente no global) con il pugno alzato.

 

 

 

Il termine Queer nella lingua inglese per lungo tempo è stato sinonimo di strano, insolito, eccentrico. Poi, con la rivoluzione culturale degli anni Sessanta del Novecento, Queer ha assunto una declinazione sessuale. Chi è Queer non è eterosessuale. Infine, ulteriore evoluzione, chi è Queer, non necessariamente rivendica una sessualità alternativa (che potrebbe anche avere), ma intende presentarsi privo di etichette, di ormeggi definiti, di riferimenti precisi. È questo il caso di Michela Murgia: cattolica e femminista. Ma a modo suo. Priva di etichette. Libera di scegliersi il cammino. Si può essere cattolici senza bisogno di accettare quanto la Chiesa ritiene imprescindibile.

 

APOCALISSE POST-MODERNA

La lettura, davvero scorrevole, di Michela Murgia, ad esempio, fa a cazzotti con il Catechismo della Chiesa Cattolica. Ma chissenefrega!
Il suo è, lo dice nel sottotitolo, un catechismo femminista. God Save the Queer non è trattato di teologia femminista. È solo uno dei tanti segni - cartacei - dell'Apocalisse postmoderna che ha investito con forza d'urto dirompente il cristianesimo e la cultura occidentale, riducendoli entrambi vago ricordo del passato, abito fuori tempo, pur se vintage. Da sotterrare o cancellare.
L'Apocalisse non è, come comunemente viene intesa, la fine della Storia. È il fine della Storia. L'attraversamento nel proprio tempo. Nelle pagine di Michela Murgia viene illustrata una Apocalisse Queer. Se la barca di Pietro è prossima all'affondamento, la via di salvezza sta nel femminismo. Semplificando al massimo, basta riconvertire la barca millenaria in una moderna Ong di salvataggio. Facile! «Avremo presto preti ridotti al ruolo di assistenti sociali e il messaggio di fede ridotto a visione politica».
È un preciso convincimento di Benedetto XVI. La Chiesa trasformata in agenzia sociale. Un quadro di fondo che non dispiace per nulla a Michela Murgia. La politicizzazione, in salsa progressista, del cristianesimo. Del resto, è un processo storico innescato con il Sessantotto. Al clima di ribellione cattolica giovanile si legarono i fermenti di rinnovamento suscitati dal Concilio Vaticano II (1962-1965). Un vento forte, insidioso, difficilmente domabile.
In seguito, diventato tempesta devastante. Cristianesimo e politica.
God Save the Queer è un piccolo quanto esaustivo catechismo in chiave femminista e di sinistra. Deve essere letto senza pregiudizio, poiché aiuta a comprendere l'evoluzione antropologica della sinistra. Il proprio universo di origine era la difesa dei soggetti sociali.
Nell'ultimo mezzo secolo la sinistra ha mutato pelle, abbandonando i suoi terreni di riferimento e passando alla difesa dei soggetti individuali. Dal collettivo al soggettivo.
Dalle masse alle minoranze. In questo arco di tempo il cristianesimo in Occidente ha rincorso il mondo a perdifiato, nella speranza di sopravvivere. Il povero e prossimo al ritiro Don Camillo dell'ultimo romanzo di Giovannino Guareschi (del 1968), non è tanto alle prese con i «giovani d'oggi» (di allora) ma con i preti.
 

 

 

 

 

IL CAMBIAMENTO

Preti operai, preti in abito civile, preti con la chitarra, preti che ballano, preti con la camicia a fiori, preti che fanno politica, preti che predicano contro i preti. I preti si sono mescolati al mondo. E il mondo li ha sciolti. Liquidati. Resi inoffensivi. Dal tempo dei preti siamo passati - attraverso le cattedre dei non credenti di martiniana memoria - a varie opzioni. Atei credenti, atei devoti, teocon. Ora è il tempo delle catechiste femministe. È una moda. Come la messa beat. Dal pulpito (mediatico) imperversano le sacerdotesse (e i sacerdoti) del «cattolicamente corretto». Illustrano una salvezza certa. Senza ombra di dubbio. God Save the Queer? Non esageriamo. In realtà, dietro le riflessioni/provocazioni teologiche murgiane si nascondono precise finalità politiche. A certificarle è il dibattito che c'è stato tra l'autrice di God Save the Queer e l'intramontabile Rosy Bindi, braccio armato di Romano Prodi. Nella sostanza le due "matrone" rivendicano la necessità dell'aggiornamento, per via religiosa, del progetto cattocomunista messo in moto con il "compromesso storico", naufragato con il Pd a guida lettiana (il vero partito queer, altro che radicali!). Augusto Del Noce (deceduto nel 1989) negli ultimi suoi scritti previde la futura collocazione dei cattolici in politica: a sinistra della sinistra. Un progetto destinato al fallimento. Quello che non poteva prevedere Del Noce era la deriva queer del cattocomunismo, sponsorizzata ancora una volta dal quotidiano Repubblica, oggi assurto addirittura a "giornale del papa". Che non a caso concede ampio risalto all'accoppiata Murgia&Bindi. Da Franco Rodano a papa Francesco, via Michela Murgia. Un bel salto.

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