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Feltri, "chi è l'erede Aldo Cazzullo": clamorosa investitura

Vittorio Feltri
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È uscito da un paio di mesi. Vedendolo in mano di recente a un mio nipote ho pensato che Aldo Cazzullo si fosse dedicato alla saggistica per bambini o adolescenti. L'ho sfogliato e mi sono dato ragione, risultava infatti pubblicato da Solferino a cui nell'occasione è stata aggiunta una paroletta, "Young", quasi per delimitare il recinto dove individuare i destinatari del prodotto editoriale. Giovani, bambini, fanciulli? Ho avuto un soprassalto. Una reminiscenza. Cazzullo non si è trasferito per giocare in serie B. Anzi. Semmai il contrario. Non c'è nulla di più rivelatore della qualità di un autore delle opere pensate in primis per ragazzi. Per la natura stessa dell'alfabeto (l'abbecedario è identico e valevole per ogni età della vita) le pagine scritte e rilegate si rivolgono all'intera umanità. Bellezza o bruttezza non hanno parametri diversi a seconda della data di nascita del fruitore. Una cosa bella lo è in assoluto. Mi ribello ai compartimenti stagni. Non pretendo di essere originale, ma ho avuto questa convinzione da quando vidi catalogato Pinocchio di Collodi, un capolavoro della letteratura universale, come favola per bambini. Il fatto è che l'avevo riletto finalmente senza occhiali da scolaretto. Forte di queste barbose considerazioni, ho chiesto allora in prestito alla mia progenie il volume, attratto dal nome dell'autore, sfidando la destinazione per i fanciulli quasi per evitare il mio comodino, ed infine dal titolo che richiama un capolavoro cinematografico di Ettore Scola: Una giornata particolare. Piccole e grandi storie della storia d'Italia (pagine 204, 19,50). La mia sintesi è: Cazzullo è Cazzullo.

 

 

Ha una capacità di comunicare, usando il gioco dello sguardo e delle luci, ed evitando il martello dell'ideologia, sentimenti e ideali come un pittore caravaggesco. In questo caso i suoi quadri hanno per soggetto dodici eventi situati in un giorno preciso di secoli o decenni fa. Dodici giornate per così dire assolute. Accomuna te dalla caratteristica di aver scandito quasi involontaria mente, talvolta senza che chi le stava vivendo se ne rendesse conto, un tornante della storia del Bel Paese, come lo chiamò una volta per sempre Dante.

IL DUPLICE LAVORO
Ammetto, sono rimasto incantato. Cazzullo oltre a conoscere in profondità e a dar conto con pochi nitidi schizzi di quel che accadde in quel giorno "speciale", fa un duplice lavoro. 1- Riproduce alla tastiera l'incontro personale che ha avuto con quelle persone e quei fatti, senza essere cronista neutrale, sceglie e giudica quel che ritiene bene e male. 2- Illumina il contesto. Affresca un'epoca? De Gaulle direbbe: vasto compi to, dunque non esageriamo. Aldo fa sentire il profumo e più spesso l'afrore di un mondo che adesso non c'è più perché ha il dono di entrare nel quadro che sta dipingendo, si mette vicino e trepidante ai protagonisti di quella giornata particolare, con la differenza che lui sa già che quella data finirà nei sussidiari. È proprio quello che ha fatto: scrivere un sussidiario, non più di un sussidiario, ma neanche un po' di meno. Il più bel sussidiario in circolazione. Dodici illustratori hanno, come nell'enciclopedia La vita meravigliosa degli anni '50, accompagnano il testo componendo un libro che va bene per le scuole elementari ma funziona anche come promemoria dei professori (e dei Non si crede Tucidide o Tacito, ma l'autore ci prova lo stesso a esplorare i sentimenti di Spartaco allorché, nel 75 avanti Cristo, decise di ribellarsi alla schiavitù. Lo stesso mentre stava per salpare verso il Nuovo. O con Giovanni Falcone. Con l'asciuttezza del grande giornalista si cimenta in una penetrazione psicologica sia delle personalità da monumento a cavallo sia della gente comune che poi tanto comune non era.

 

 

SUCCESSO E INVIDIA
Questo libro “young” spiega perché Cazzullo abbia venduto un milione e mezzo di copie: è il più bravo di tutti. Può permettersi di interpretare qualsiasi spartito.Elofa.Manca solo la direzione d’orchestra: la guida di un grande giornale. Lo dico pensando - senza voler fare paragoni prematuri - ai due giornalisti italiani che nel secolo scorso (Mussolini e D’Annunzio a parte, avendo anche altro da fare) si potevano permettere di tutto e perciò se lo permisero, non sottraendosi alla loro vasta ambizione. Parlo di Indro Montanelli ed Enzo Biagi. Due fuoriclasse, diversissimi eppure identici nel non avere alcuna specializzazione, salvo essere imbattibili in curiosità e malinconia. Elenco comunque i campi che ararono con la loro penna sopraffina. In sintesi e in ordine alfabetico: tutti. Ottenendo successo e conseguente invidia. Sta capitando lo stesso a Cazzullo. Prima di lui entrambi si cimentarono con la storia. Seppero offrirla ai lettori come fosse un babà, senza far perdere loro l’appetito fin lì spento dalla prosa involuta dei professoroni. Montanelli ebbe come coadiutori fidati prima Roberto Gervaso e poi Mario Cervi. A loro toccava la parte di ricerca e la stesura limpida e avvincente di grandi e piccoli fatti, campi di battaglia luccicanti di armi, ma anche vicende altrettanto decisive accadute tra lenzuola e bordelli.Montanelli inoculava nelle pagine la propria visione pessimista della vita, lasciando l’impronta delle sue unghie e spargendo il suo inarrivabile cinismo toscano sull’Italia e gli italiani, di cui parlava malissimo, per la loro gioia. Enzo Biagi scrisse anch’egli un’opera pregevolissima e vendutissima di divulgazione storica. Non volendo passare per un imitatore di Montanelli, pubblicò per Mondadori una Storia d’Italia a fumetti,in quindici volumi.Curòanche gli album delle figurine Panini sullo stesso soggetto. Serio e ironico, era - rispetto a Montanelli - convinto della qualità degli italiani. Tra i due, Cazzullo pende inesorabilmente verso Biagi. Sia come scrittura sia come attitudine a lavorare senzafermarsimai.Confessa di condividerne lo spirito: «Diceva Enzo Biagi di essere orgoglioso di essere italiano non solo per Leonardo e Michelangelo, ma per l’umanità della nostra gente». Ma sì, è lui il successore di Biagi. Gli manca di diventare direttore. Che fa Cairo? Dorme?

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