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Vittorio Feltri, "ha fatto la pipì fuori dal vaso": chi massacra

Vittorio Feltri
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Antonio Padellaro è un giornalista abile ed esperto, scrive da una vita su vari giornali, un vero professionista della penna. Però, come accade a tutti noi scribi, talvolta fa la pipì fuori dal vaso. Su Millennium, il mensile del Fatto, quotidiano da lui fondato e ora diretto da Marco Travaglio, ha dedicato un articolo aspro nei confronti dell’editore di Libero, che ha tanti difetti ma ha un padrone perbene che nel ramo stampa cartacea si è sempre comportato con grande signorilità. Ciononostante il mio illustre collega ha scritto un articolo (titolo: «Le inquietanti lenti scure degli Angelucci») in cui parla di Antonio come se fosse un personaggio ambiguo, idem del figlio Giampaolo, senza sostenere la sua prosa con argomenti solidi.
Tanto è vero che nel testo si attribuisce agli occhiali scuri dei soggetti in questione una valenza negativa.




E non si capisce perché. Intendiamoci, gli Angelucci possono aver sbagliato ottico i cui gusti non coincidono con quelli di Padellaro, tuttavia non mi sembra il caso comunque di dipingerli a fosche tinte, quando in realtà si tratta di persone capaci e serie, come risulta dall’impero che dal nulla sono riusciti a creare. Io li conosco da oltre venti anni e non ho mai da loro ricevuto uno sgarbo, ma solo cortesie e manifestazioni di generosità. Questa mia non è la classica leccata di glutei, bensì la fotografia di ciò che ho vissuto. È vero che la famiglia romana regina della sanità a un certo punto manifestò l’intenzione di acquistare l’Unità, ciò non significa che questa gente sia erede di Stalin. Tra l’altro se il quotidiano comunista fosse entrato nella proprietà dei soggetti in questione sarebbe ancora vivo, non avrebbe trascorso anni e anni al cimitero, e non avrebbe mai abbandonato le edicole. Almeno sul punto non esistono dubbi. Il colloquio di cui Padellaro fa riferimento rientrava in una chiacchierata tra amici, informale, e riferirne ora a distanza di anni in termini polemici è scorretto come spettegolare su un vecchio incontro amoroso non andato a buon fine. In certi casi un gentiluomo tace, non rivanga il passato per fare il bullo al bar. Io sono testimone della assoluta correttezza di Antonio, un gigante, e di Giampaolo suo degno discendente.



Allorché vendetti loro le mie quote di Libero mi pagarono profumatamente senza storcere il naso e incassando non mi preoccupai di vedere se avevano lenti scure. A me interessava la somma non gli occhiali. Poi lavorai e ancora lavoro per loro e non ho lamentele da esprimere ma soltanto gratitudine. Quanto a Padellaro lo conosco dai tempi remoti del Corriere della Sera. Devo dire che lui era bravo, ma io ho fatto meglio di lui perché ho sgobbato di più, e sgobbo anche ora che ho ottanta anni non fermandomi mai, neanche al sabato e alla domenica e neppure quando mi ammalo, cosa che capita

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