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Enrica Chicchio, il segreto svelato: chi è la personal shopper di Elly Schlein

Daniela Mastromattei
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Che siamo di fronte a un personaggio singolare, per usare un eufemismo, l’abbiamo capito dalla sua vittoria e dalla sua prima frase appena eletta segretaria del Partito Democratico: «Anche stavolta non ci hanno sentito arrivare». Diceva tutto. Si possono criticare le sue discutibili posizioni politiche, ma Elly Schlein, va detto, è tutt’altro che una donna sciatta (malvestita) capitata per caso (o per errore) a capo del Pd: una certa degenerazione all’interno della sinistra era già in atto.

Ma torniamo a chi la descrive come una «barbona» (miliardaria) che si veste al buio, per le sue giacche doppiopetto colorate e di due taglie più grandi, senza capire nulla dell’ex sardina un po’ americana e un po’ svizzera. Personalmente non amo dire: l’avevo detto, ma stavolta faccio un’eccezione. L’avevo scritto già lo scorso febbraio, quando si è presentata alla sua prima conferenza stampa da segretaria di partito con il blazer a fantasia (micro-disegni stilizzati) che le sue mise sono tutt’altro che trasandate. Anzi, tutto il suo abbigliamento in campagna elettorale era all’ultima moda e ben studiato. Non recuperato da chissà quale mercatino dell’usato, non acquistato da Zara o da H&M, come fanno le compagne, e non solo.

 

 

Spiegavo: i suoi doppiopetti dalle spalle larghe sono gli stessi portati in passerella alle ultime sfilate da Prada a Giorgio Armani. Di due taglie in più? Sono le nuove misure della moda, stile anni ’80. Che vi aspettavate che la Schlein si presentasse in tubino aderente stile Colazione da Tiffany o in tailleur iperfemminile magari pure con lo spacco sexy? Il suo stile è chiaro e preciso: jeans, camicia tinta unita o a fantasia, oppure a righe e a volte in denim.
Tutto deciso a tavolino.

Come svela la stessa Elly in un’intervista a Vogue Italia: «Ho una consulente d’immagine esperta in armo cromia, Enrica Chicchio. E seguo i suoi consigli».
Nulla di improvvisato, dunque. «Le mie scelte di abbigliamento dipendono sicuramente dalla situazione in cui mi trovo. A volte sono anticonvenzionale, altre volte più formale», dice. Come tutti. Insolito invece è vedere la 37enne ex-europarlamentare che non concede interviste ai magazine (tutti la inseguono, desiderano capire dove porterà la sinistra) in posa per la rivista più famosa della moda internazionale. Così è.

E infatti la sua consulente come prima cosa dichiara: macché look da centro sociale, abbiamo sostituito l’eskimo con un trench di taglio sartoriale. «Il suo è un guardaroba giocato su pochi elementi: tanto colore e pezzi chiave facilmente abbinabili. Sono orgogliosa di lavorare con Elly Schlein e scegliere con lei le giuste cromie (i colori che le stanno meglio ndr), dietro le quali si veicolano messaggi importanti», racconta Chicchio che spiega la scelta di averle fatto indossare per le foto su Vogue «un trench color glauco, una delicata tonalità di verde, grigio e azzurro da molti definita salvia. Questa tinta è il risultato di un adattamento ambientale (tipico delle piante mediterranee): sposa il suo incarnato delicato e richiama il verde che nei nostri ricordi si accompagna a giornate immerse in quella natura che va protetta e custodita». Se lo dice lei.

 

 

Insomma sta bene con il verde (speranza) la Schlein, che schiva la domanda sul “power dressing”. Al suo posto risponde la consulente: «Non è più il tempo del potere e della prevaricazione per affermarci sugli altri. Abbiamo bisogno di autenticità, di un look che rappresenti noi stessi. L’unica armatura di Elly è il potere delle sue idee. Saranno la sua passione e adesione ai suoi ideali a difendere il suo (difficile) lavoro».

Pronta per fare pure il suo portavoce Enrica Chicchio, friulana che vive a Bologna («140 euro l’ora per il lavoro sui colori, circa 300 per lo shopping»). Con Elly? «Ho un forfait, ma ovviamente non posso parlare di cifre esatte». Nelle categorie dell’armocromia, svela, «la Schlein è un inverno. Per lei vanno bene i colori freddi, contrastanti, saturi. Così guarda al suo target di riferimento, a sinistra, ai giovani. E alla sostenibilità». Anche Fausto Bertinotti ha sempre curato il look come un lord inglese a base di giacche in puro chachemire. Non è la mise che allontana il popolo dal partito, ma il modo in cui si  fa politica.

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