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Corrado Formigli, il Var sul saluto romano: l'ultimo delirio a Piazzapulita

Giovanni Sallusti
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Da oggi c’è un nuovo strumento per scovare i fascisti che si annidano ormai ovunque, da Palazzo Chigi alle periferie urbane. O meglio, non è nuovo lo strumento, ma è nuovo l’utilizzo resistenziale che se ne può ricavare: dal calcio di rigore al rigore democratico. Trattasi infatti del Var, il Video Assistant Referee (letteralmente “arbitro di video assistenza”), che (come non averci pensato prima) può riannodare, scomporre, sezionare da più lati ogni gestualità e financo mimica facciale di ogni indiziato di nostalgie mussoliniane, e sbatterlo in prima serata alla sbarra del Tribunale del Talk Unico Antifascista. Sì, Corrado Formigli ha avuto l’idea che nemmeno il cronista più prevenuto e più alticcio di Libero aveva mai vagheggiato potesse avere: la realtà progressista è ormai oltre il surrealismo più spinto.

REPLAY VIVISEZIONATO
Proviamo a mettere in fila i fatti (intesi come avvenimenti, non come colleghi di Formigli). Daniele Natalia è il sindaco uscente di Anagni, provincia di Frosinone. Sostenuto dal centrodestra, si gioca il ballottaggio col 40% dei consensi (tutti esaltati in camicia nera, chiaramente). Ha chiuso la manifestazione finale per il primo turno facendo suonare l’inno d’Italia, al termine del quale si è battuto il petto e poi ha alzato il braccio per salutare. O meglio, questa è la versione che voleva far passare il giornalismo di regime. Ma per fortuna le eroiche bande partigiane di Piazzapulita ora sono in possesso del Var, probabilmente recapitato loro dal cielo grazie all’aviazione alleata, e possono scandagliare il crimine fotogramma per fotogramma, con tanto di arringa fuori campo a beneficio del telespettatore distratto.

«Finisce l’inno, e al sindaco Natalia parte teso il braccio destro, solo per un attimo, prima di diventare un saluto». Non è un secondo, è una frazione della frazione, tanto che a chiunque, non solo a sporchi collaborazionisti come noi, potrebbe apparire la normale dinamica di un candidato che stende il braccio verso i convenuti per ringraziare e salutare. Per fortuna, le Brigate Formigli hanno l’arma segreta, e la buttano subito sul tavolo: «Ma rivediamolo al Var». Così, come un contatto in area, è la moviola in campo dell’antifascismo: «Uno, due, tre... Tre colpi sul petto a ritmo con la chiusura dell’inno- che è già indizio del fallo successivo, è l’equivalente della postura sbagliata del difensore, ndr - e via, il braccio è bello teso». È bello teso, non c’è bisogno nemmeno di usare il goniometro sul fermo-immagine, Natalia è spacciato. E forse ne ha il presentimento, suggerisce la voce dalla sala Var: «Poi, un rapido ravvedimento, si chiude a pugno - tappa gestuale che fa commuovere la redazione di La7, ndr - e saluta la folla».

Ma è troppo tardi, il supporto tecnologico ha sentenziato: fischiate, è fascismo netto. Il reprobo può assicurare quanto vuole all’inviato di Piazzapulita (che in questo caso è l’equivalente del giudice sportivo, colui che va a comminare la squalifica) come non intendesse compiere il saluto romano, la mostrificazione è ormai montata, tanto che Formigli si chiede con genuina preoccupazione democratica se «la Rai, questa Rai qua - s’intende sequestrata dalle squadracce meloniane, ndr- in un tg farà un servizio su questa cosa». Natalia a casa si vede e non si riconosce nella caricatura di Farinacci in cui l’ha trasformato il manganello dei Buoni, manda rettifica ufficiale sul finale di trasmissione, e a Formigli tocca ribadire: «No ma qui stiamo facendo proprio il Var», con giro di pareri degli ospiti e mutazione finale di Piazzapulita nel Processo del lunedì, dalla scuola Santoro alla scuola Biscardi.

L’ESPERIMENTO
Sipario, con postilla, o meglio esperimento mentale che proponiamo al lettore: provate ad applicare per un attimo la sindrome ossessivo-compulsiva di Formigli, la caccia al frame rivelatore di fascismo, a Formigli stesso. Se digitate il suo nome su “Google Immagini”, vi appaiono almeno due fotografie in cui il braccio destro del conduttore è pericolosamente teso in avanti, peraltro accompagnato da espressioni assai marziali o comunque eccessivamente assertive. Soppesando bene al Var, peraltro, l’arto formigliano ci risulta sì teso ma un filo più basso rispetto all’originale mussoliniano, clamorosamente somigliante alla variante del saluto che era più in voga nel Terzo Reich... Corrado, hai qualcosa da dirci? 

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