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Pier Silvio Berlusconi, l'ultima mossa: esce allo scoperto e gli azzurri sognano

Pier Silvio Berlusconi

Salvatore Dama
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Segnali. E solo quelli. Però sono sufficienti per alimentare speranze in Forza Italia. Quelle di vedere un erede di Silvio Berlusconi impegnato in politica per restituire agli azzurri la centralità degli anni d’oro. Quando tutto girava intorno a lui, al Cavaliere. Fi, al momento, ha deciso di tenersi ben stretto il nome “Berlusconi” scritto sul simbolo. Secondo diversi studi solo quelle dieci lettere sulla scheda elettorale valgono un 5 per cento. Il resto, negli ultimi tempi, ce lo metteva Silvio, con le sue campagne flash. Un mese ventre aterra. In presenza, quando il fisico ancora permetteva, o in video, nella fase in cui la salute non gli concedeva più sbattimenti.

 

 

 

MODELLO KENNEDY?

E ora? Certo, non si può andare avanti con una leadership-ologramma. Certo, i sondaggi che ora sorridono a Forza Italia, contaminati dall’onda emozionale, avranno un effetto risacca. Certo, oggi che la politica ruota attorno alla riconoscibilità dei leader non puoi affidarti all’album dei ricordi. E allora gli azzurri ci sperano. Nel modello Kennedy. Che, scomparso un Berlusconi, ne avanzi un altro. Già, ma chi? Nel partito si guarda alla prima generazione degli eredi, ai figli di Silvio con Carla Dall’Oglio. Marina si è già chiamata fuori più volte. Nonostante abbia partecipato al dibattito (anche politico) attraverso delle interviste e, si narra, mantenga aperto un canale di comunicazione diretto con Giorgia Meloni, la primogenita non intende seguire le orme del padre, passando dalle aziende alla “discesa in campo”. Il tiro degli azzurri allora si sposta di lato.

Ecco un altro Silvio Berlusconi, ma con il Pier davanti. Anche lui, dopo la scomparsa del padre, ha dichiarato ufficialmente l’intenzione di concentrarsi su Mediaset, di cui è amministratore delegato. Ciononostante gli azzurri provano a leggere in alcune sue uscite un qualche interesse per la politica. Forse si illudono. O forse no. Non è passata inosservata la lettera inviata a Repubblica e pubblicata ieri. Il quotidiano aveva dedicato un mega-ritrattone alla prole berlusconiana. E Pier Silvio ha voluto precisare alcuni aspetti della sua vita. Avrebbe potuto lasciar correre o far scrivere dall’ufficio stampa. Invece ci ha tenuto a esporsi sulle colonne di un giornale non propriamente “berlusconiano”.

Perché? Ecco, in Forza Italia ci leggono (vorrebbero leggerci) una prima crepa nel muro di riservatezza che avvolge la vita del secondogenito. Un primo passo nel percorso da “tycoon invisibile” a personaggio pubblico. Boh. Sicuramente uno dei passaggi più significativi della lettera è la chiusura: «Sono figlio di mio padre». Frase didascalica. Ma munita di sottotesto: gli somiglio molto più di quanto pensiate. E, in effetti, ci sta. Perché Silvio ha allevato Pier Silvio a calcare la scena, come faceva lui. Anni Ottanta: “Berlusconi 2, la vendetta” - si presenta così, provate a googlare - partecipa a due scatch di Drive In. E ancora: la famosa foto in cui padre e figlio fanno jogging ad Arcore. Eppoi: la copertina di Men’s Health. Infine, in età matura, le conferenze per la presentazione dei palinsesti, in cui Silvio - lo ha raccontato spesso ai suoi- poteva apprezzare le capacità oratorie di Pier Silvio e la prontezza nel rispondere alle domande: «È davvero bravissimo».

 

 

 

LE PAROLE

Ma cos’altro ha detto Berlusconi junior nella lettera a Repubblica? Parla della sua attenzione per il fisico («Non è una fissa, ho una vera dipendenza dalla fatica fisica, per me l’esercizio è liberatorio»), quindi passa agli aspetti caratteriali: «Riservato sì, timido no. Ovunque io vada faccio amicizia con tutti. Adoro il rapporto con la gente comune. Parlare con le persone mi piace moltissimo e mi dà calore». Come suo padre. Cosa vuol dire questo? Al momento niente. A meno che- spifferano in Forza Italia - gli eredi non decidano di vendere Mediaset. Allora qualcosa potrebbe davvero cambiare. Nel frattempo la famiglia è fortemente impegnata, non in politica, ma nella copertura del debito stellare di Fi (circa cento milioni). E avrà l’ultima parola sul seggio del Cav. Esclusa l’ipotesi del fratello Paolo, potrebbe andare ad Adriano Galliani, in caso di vendita (probabile) del Monza. O ad Andrea Mandelli. 

 

 

 

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