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Greta Thunberg in guai enormi: che condanna rischia in Svezia

Daniele Dell'Orco
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Greta Thunberg è stata iscritta nel registro degli indagati in Svezia insieme ad altri manifestanti del gruppo ambientalista “Riprendiamoci il nostro futuro”. Qualche settimana fa, l’attivista aveva partecipato a un’azione di protesta nei pressi del porto petrolifero di Malmö, nel sud della Svezia. Stando a quanto dichiarando sul proprio sito dall'organizzazione «il blocco fa parte di una resistenza pacifica all'industria dei combustibili fossili, che minaccia il futuro dei giovani». Greta invece, dal canto suo, in merito all'iniziativa twittò: «La crisi climatica è una questione di vita odi morte per innumerevoli persone. Scegliamo di fermare fisicamente le infrastrutture per i combustibili fossili. Rivendichiamo il futuro».
Fu una scena che piacque molto soprattutto ai poveri camionisti svedesi che si ritrovarono la loro giornata di lavoro rovinata dal nuovo, salvifico gesto di giovani borghesi e annoiati che anziché distruggere le periferie delle città francesi come i coetanei molto meno privilegiati si dannano l'anima per far salire i cinque minuti a chi deve mettere insieme il pranzo con la cena.

 


LE SANZIONI Il procuratore Charlotte Ottesen, intervistato dall'emittente di servizio pubblico svedese Svt, ha chiarito brevemente: «Thunberg e altre persone sono state coinvolte in una manifestazione a Malmö e hanno interrotto il traffico. La polizia ha chiesto loro di spostarsi e si sono rifiutati». Per questo, la ventenne svedese e gli altri attivisti potrebbero essere condannati a un risarcimento economico o (caso molto remoto) rimediare fino a sei mesi di reclusione.  Cose che oggettivamente non accadono agli ecologisti militanti quando bloccano il raccordo anulare di Roma.
Non è la prima volta che Greta finisce nei guai per il suo attivismo. Le è già capitato in Germania, ad esempio, lo scorso gennaio, quando a Lützerath venne fermata pervia delle proteste contro l'allargamento di una miniera di carbone. A marzo, invece, venne arrestata due volte a Oslo durante una manifestazione per la rimozione di 151 turbine eoliche dai pascoli di renne utilizzati dai pastori Sami nella Norvegia centrale.
Quest’ultimo fu un fatto curioso, visto che gli ambientalisti protestavano di fatto contro le rinnovabili, perché «la transizione verso l'energia verde non dovrebbe avvenire a spese dei diritti degli indigeni».
Sebbene si sia rifiutata di commentare la notizia della sua incriminazione, ha rilasciato una dichiarazione alla BBC una delle sue adepte, Irma Kjellström, anche lei ventenne, che il 24 luglio comparirà insieme a Greta in Tribunale per rispondere delle medesime accuse: «La polizia mi ha chiesto di lasciare il porto, ma mi sono rifiutata e sono portata via dagli agenti. Abbiamo bloccato il porto per fermare l'uso di combustibili fossili che uccidono persone innocenti ha detto -. I veri crimini continuano all'interno del porto. Non resteremo seduti ad aspettare che l'industria dei combustibili fossili ci porti via i nostri sogni». Alla domanda se fosse preoccupata per le conseguenze del processo, ha risposto: «Personalmente sono più preoccupata per l'orribile danno che l'industria dei combustibili fossili sta facendo al mondo. Non ho intenzione di fermarmi mentre minacciano il pianeta».

 


UN PO’ IN DECLINO Col suo astro un pizzico in declino, l'ultima uscita pubblica di Greta risale allo scorso 29 giugno quando, a sorpresa, si presentò a Kiev per incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, come componente di un «gruppo di lavoro internazionale sui crimini ambientali commessi dalla Russia nel corso della guerra» che comprendeva Margot Wallström, ex vice primo ministro ed ex ministro degli affari esteri della Svezia, Heidi Hautala, vicepresidente del Parlamento europeo, Mary Robinson, ex presidente dell’Irlanda dal 1990 al 1997. C'è da scommettere, comunque, che non sarà l'ultima volta che Greta e i suoi compari si ritroveranno davanti a un giudice. A inizio mese, il 9 giugno, la Thunberg si è assentata nuovamente da scuola per andare di fronte alla sede del parlamento svedese, a Stoccolma, con un cartello che recitava “Skolstrejk för klimatet” (ovvero “Sciopero scolastico per il clima”). Si trattò dell'ennesima assenza dai banchi, la 251esima da quando, nell'agosto del 2018 iniziò la sua carriera di attivista ambientale. Considerando che pochi giorni dopo Greta si è diplomata, il compimento del suo percorso scolastico le sbloccherà molte altre date utili per le iniziative senza il timore di dover ripetere l'anno. 

 

 

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