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Patrick Zaki si imbuca al corteo per la strage: al suo fianco Schlein

Tommaso Montesano
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«Come difensore dei diritti umani devo essere indipendente, devo essere trasparente. Non devo essere dalla parte di nessuno, non devo prendere le parti di nessun partito». Così, davanti alle telecamere di In Onda, lo scorso 27 luglio, parlava Patrick Zaki a proposito del rifiuto a imbarcarsi sull’aereo di Stato dopo la sua liberazione in Egitto. Poco meno di una settimana dopo, il ricercatore egiziano percorre parte del corteo che ricordala strage alla stazione di Bologna gomito a gomito con Elly Schlein, segretaria del Pd. Domenica scorsa, Zaki ha festeggiato per la seconda volta in piazza Maggiore, insieme al sindaco Matteo Lepore (Pd), la sua liberazione. E ieri, dalla stessa piazza, il ricercatore ha partecipato alla marcia che si è conclusa in piazza delle Medaglie d’Oro, davanti alla stazione ferroviaria.

 

 

«Un dovere esserci. Sono qui perché mi sento cittadino di Bologna, ho iniziato a essere parte di questa comunità», ha detto Zaki prima di iniziare a parlare, per qualche minuto, con Schlein dopo averla abbracciata. Insomma, la “neutralità” di Zaki è durata poco. Così come quella del corteo e del presidente dell’associazione che riunisce i familiari delle vittime, Paolo Bolognesi - già deputato del Pd nella XVII legislatura che ha praticamente “chiamato” i fischi, puntuali, per il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a proposito delle «cose false» dette dal Guardasigilli in Parlamento sui limiti di età dei giudici popolari delle corti d’assise, inclusa quella che giudica l’ex Nar Gilberto Cavallini.


NODO COMMISSIONE
Bolognesi ha accusato il ministro della Giustizia di aver «cercato di salvare il terrorista Cavallini. Una vera vergogna che squalifica anche il ruolo del Parlamento». A quel punto sono partiti i fischi. Vale la pena ricordare che ieri mattina, sulla Stampa, Nordio ha fugato i dubbi sul limite di età dei 65 anni, che «deve sussistere soltanto al momento della nomina». Una «norma interpretativa» contenuta anche nella riforma della giustizia approvata lo scorso giugno in Consiglio dei ministri, e che proprio ieri ha iniziato il suo iter parlamentare al Senato. Precisazione, evidentemente, che Bolognesi non ha fatto in tempo a leggere prima della commemorazione. E alla fine della cerimonia, sempre riferito al Guardasigilli, Bolognesi avrebbe saluto Schlein con queste parole: «Dovete picchiargli in testa. Almeno, io farei così...».

 


Lepore ha percorso il corteo camminando accanto al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. «Il problema non credo sia lui», ha premesso il sindaco di palazzo D’Accursio, «il punto è più politico, di come questa maggioranza e questo governo intendono gestire quella che è stata la strage più efferata della storia repubblicana». Nell’opposizione si è sedimentata la convinzione che il governo voglia «riscrivere la storia», come ha detto Schlein.
L’appiglio per una simile certezza è la richiesta - non istituzione: richiesta - avanzata dal presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone (FdI), di una commissione d’inchiesta «sulla storia d’Italia durante la guerra fredda, dal 1945 al 1980».

 


LE ALTRE PISTE
«Non accettiamo alcun tentativo di depistaggio ulteriore», ha tuonato ancora Schlein, secondo la quale «le evidenze processuali già chiariscono che questa è stata una strage di matrice neofascista, anche con un intento eversivo». «La ricerca di tutta la verità è un obiettivo al quale tutti noi non intendiamo arretrare di un centimetro», le ha fatto eco il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. Parole che non stridono affatto con il tentativo di fare piena luce sugli aspetti tuttora oscuri della strage, su cui peraltro si continua a indagare attraverso i procedimenti a carico di Cavallini e Paolo Bellini (arrivati alla sentenza di primo grado). Ma per Bolognesi il caso è chiuso: «I palestinesi, i libanesi o i libici non hanno nulla a che fare con la strage di Bologna. La pista palestinese è un enorme depistaggio». Il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime ne ha avuto anche per Piantedosi, al quale nel discorso nel cortile del Comune aveva chiesto lumi su risarcimenti, il solito Nordio e pista palestinese: «Non mi ha risposto, non sono soddisfatto». 

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