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Michela Murgia, Giannini svela il dramma: "Troppo odio, arrivava al punto di vomitare"

 Massimo Giannini

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In un lungo articolo in cui ricorda Michela Murgia, il direttore la Stampa mostra un lato della scrittrice sarda, scomparsa a 51 anni per un tumore, completamente inedito. "Ci mancherà tutto, di Michela. Ma per noi che le abbiamo voluto bene è scontato. Il fatto è che Murgia mancherà a questo Paese, che non l'ha mai amata e capita abbastanza", premette Massimo Giannini. "Almeno, non come avrebbe meritato. E lei ne ha sofferto, in cuor suo, perché aveva fragilità nascoste che solo chi la frequentava poteva conoscere". Per esempio, prosegue il giornalista, "l'odio social che spesso le si riversava contro le procurava un dolore persino fisico. Capitava che le chiedessimo di scrivere commenti per il nostro giornale, di cui inevitabilmente era diventata subito una grande firma, e lei rispondeva: 'Scusami, non ce la faccio, troppa cattiveria, mi manca il respiro da settimane, sono arrivata al punto di vomitare più e più volte al giorno, per il male che mi fanno'", scrive il giornalista.

 

 

E ancora, racconta Giannini, la sua "fede, che per lei era anche in Dio ma poi era soprattutto nelle persone, ha nutrito anche noi. Finché ha potuto. Non era convinta di guarire: tutt'altro. Ma forse neanche di morire. Almeno non fino a qualche mese fa. Era solo sicura di voler vivere anche la malattia come aveva vissuto tutto il resto: come una parte di sé, da affrontare come tale. "Il cancro non è un alieno", diceva sempre. 'È una cosa mia, ce l'ho dentro, e quindi non lo devo combattere. Lo devo curare'. Era agosto del 2022, e mi scriveva: 'La prossima settimana faccio l'ultima chemio, se Dio vuole. E se gli esami confermano che le metastasi al polmone si sono ritirate, posso affrontare il tumore originario del rene. Prevediamo l'espianto entro la fine dell'anno. Ancora qualche mese e sono fuori: non sai come lo aspetto'".

 

 

Ma da allora, spiega Giannini, "è passato un anno". Nel frattempo "aveva deciso di rendere pubblica la sua malattia. E di trasformare anche questa in un atto politico". La Murgia, conclude il direttore de La Stampa era convinta e grata "'di essere stata capita, finalmente'. Non so se sia davvero così. Per me lo è. E per me resta la gioia purissima di aver conosciuto e amato Michela. Ma restano anche un rammarico e un dolore profondo. Due giorni prima di partire per l'India le avevo telefonato per salutarla. Era provata: 'È tutto così faticoso... Ma noi vediamoci'. 'Io torno il 16 agosto, ce ne andiamo a mangiare un bel riso in bianco...', le avevo risposto. Dieci minuti dopo la telefonata, il suo ultimo messaggio, con l'immancabile cuoricino: 'Aspetto che torni per abbracciarti'".

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