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Michele Serra, se critichi il marxismo Repubblica si arrabbia

Alberto Busacca
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Non dite ai giornalisti di Repubblica che Musk ha una figlia comunista. Perché tanto non ci crederanno. Come se fosse strano vedere l’erede di un miliardario che per reazione si butta a sinistra, come se non fosse mai successo... Eppure, nella sua rubrica sul quotidiano simbolo della sinistra, Michele Serra esprime tutti i suoi dubbi. «Fa sorridere e fa riflettere», spiega Serra, «la storia della figlia “ribelle” di Elon Musk, che il padre definisce “comunista” perché ha rotto i rapporti con lui. Il colmo è che il “comunismo” della ragazza, secondo Musk, sarebbe il frutto avvelenato dalla “educazione marxista” ricevuta in una scuola privata americana per ricchi rampolli: notoriamente covi di estrema sinistra». Bè, in realtà, come spiegato anche dal Corriere della Sera, la Crossroads è nota per essere proprio la scuola progressista della Los Angeles bene. Ma il punto non è questo...

La parte interessante del ragionamento di Serra è poco dopo. Eccola qui: «Che nel 2023, per definire una figlia che ripudia il cognome e il potere del padre, uno degli uomini più ricchi della Terra non trovi altra spiegazione che definirla “comunista”, è quasi da non credere. Un anacronismo che ricade per intero sull’incapacità di intendere e di capire altri modi e altri mondi: come se il capitalismo riuscisse a concepire solamente se stesso, e tutto ciò che gli è alieno (tante cose, per fortuna) fosse esorcizzabile come “comunismo”, quasi trentacinque anni dopo la caduta del Muro». E infine: «È la stessa, antica storia di Pietro Bernardone, mercante in Assisi, e di Francesco, che diede pubblico scandalo ripudiando il ricco padre. Probabile che il francescanesimo, ai Bernardone del Duecento, sembrò tal quale il comunismo ai Musk del Duemila: un nemico incomprensibile, al quale attribuire ogni colpa pur di non farsi mezza domanda».

 

 



Il ragionamento è interessante ed è probabile che ci sia del vero. Se il rapporto coi figli non funziona, è umano cercare di incolpare qualcun altro: i nonni che li viziano, gli amici che li portano sulla cattiva strada o anche i professori di sinistra che li indottrinano. Forse Serra ha anche delle ragioni nel sostenere che, a quasi 35 anni dalla caduta del Muro di Berlino, evocare lo spettro del comunismo è anacronistico ed è a volte un modo per evitare di farsi domande su qualcosa che non si capisce. Va segnalato, però, che è esattamente quello che fa Repubblica, che per non farsi domande su quello che non capisce evoca ogni giorno lo spettro del fascismo, caduto addirittura 78 anni fa, 44 prima del Muro...

 

 

 

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