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Caivano, Pd e Saviano indignati dalla lotta alla camorra

Roberto Saviano

Francesco Storace
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Quanto a genialità creativa, a sinistra non li batte nessuno. Sono capaci anche di minimizzare l’imponente blitz delle forze dell’ordine ieri a Caivano, il tentativo di bonificare un territorio dove comanda l’antiStato. Siccome governa la destra, bisogna gettare alle ortiche qualunque straccio di iniziativa. Guai a far credere al popolo che dal governo partano cose buone. A distinguersi più di tutti, ovviamente, Roberto Saviano, che è riuscito ad insolentire il lavoro di tanti servitori dello Stato in una terra che da troppo tempo non vedeva la presenza delle istituzioni. 

Per lo scrittore che ha fatto fortuna con la parola rovesciata contro gli avversari politici, probabilmente non bisognava fare nulla. Far passare l’evento con la presenza della premier Meloni dei giorni scorsi e pregare che non succedesse nulla.

 

 

Ma siccome le preghiere di chi non crede a poco servono, quel che doveva accadere è accaduto di buon mattino. Forse Saviano si sveglia tardi. Lo vogliamo dire con chiarezza. Quel blitz di ieri a Caivano non può essere spregiativamente definito propaganda, come lo bolla Roberto Saviano per il quale «non serve a nulla».

IL PREDICATORE - Ma chi è lui per dire cose di questo genere? Vuol far credere di essere anche esperto di modalità di lotta alla criminalità organizzata? Parla, parla sempre, ma ormai nessuno lo ascolta più. E peggio di Saviano esce allo scoperto una nuova camorrologa, ma di Roma. È Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria di Elly Schlein nel Pd e consigliera regionale del Lazio. Pure lei se ne è uscita davvero malamente: «Oggisiamo stati svegliati dai flash di agenzia che dicevano che la “bonifica” di Caivano, evocata dalla presidente del Consiglio, è iniziata: sono entrati 400 uomini. Quello che ci si chiede è cosa lasceranno quando saranno usciti». Inascoltabile. Incattivita. Invidiosa.

Che cosa le fanno di male, onorevole Bonafoni, quei quattrocento uomini in divisa? Lei non ha nulla da spartire con le bande di Caivano: perché è così turbata da un’operazione di polizia che semmai andava salutata con un «finalmente?». Ma è davvero grave chiedersi «che cosa lasceranno quando saranno usciti»... perché anche la Bonafoni dovrebbe sapere che le forze dell’ordine semmai portano legalità laddove non c’è da troppo tempo e meriterebbero applausi dalla politica. Il Pd ha una sua radio web, si chiama Immagina, e lì la numero 2 della Schlein è andata ad esibirsi con parole pesantissime: «Il bottino con cui la presidente del Consiglio è entrata a Caivano è composto di tagli al reddito, dell’azzeramento del RdC che, pur nella sua imperfezione, garantiva dignità a persone che non sono certo da bonificare, ma da prendere in cura».

 

 

Il bottino a cui Caivano è abituato parla di droga, quattrini estorti, rapine, delinquenza. E semmai le bande camorristiche quel reddito di cittadinanza se lo sono garantito con le tante truffe scoperte dallo Stato. Ma la Bonafoni attribuisce un «bottino» - con un linguaggio davvero pessimo - a Giorgia Meloni. Ovviamente, si erge a protagonista del dileggio quotidiano anche l’immancabile verde Angelo Bonelli, pure lui parla di «propaganda» e nessuno ricorda una sua proposta decente per quelle zone. E il dem Sandro Ruotolo invoca piuttosto l’intervento degli assistenti sociali. Queste polemiche, davvero di bassissimo livello, rappresentano semplicemente e gravemente un’offesa a tanti appartenenti alle forze dell’ordine che si sono impegnati nell’importante operazione di polizia. Di più: si trasformano anche in un pessimo segnale alla pubblica opinione che attendeva questi fatti da tempo immemorabile. Che stavolta sono arrivati, come aveva promesso il governo con la premier e il ministro Piantedosi. Su questi temi il governo lavora senza gelosie, gli applausi sono arrivati anche da Salvini sui social: «Bene così, le persone perbene a Caivano meritano rispetto, legalità, sicurezza». Altro che propaganda. L’unica accortezza che ci sentiamo di reclamare è semmai che queste operazioni non siano episodiche: perché la camorra la sconfiggi solo se ci stai sopra ogni giorno. Non a rate. È lo Stato che deve essere capace di chiudere i rubinetti alle cosche. Senza farsi intimidire da Roberto Saviano. Non era affatto una passerella quell’incontro da don Patriciello. 

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