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Paolo Mieli smonta Pd e Ue: "Un anno di Meloni? Dobbiamo riconoscerlo"

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Ma quale deriva autoritaria? Nella sua intervista a In Onda su La7, Paolo Mieli smentisce i timori di sinistra sul governo Meloni e le sue conseguenze. Ospite di Luca Telese e Marianna Aprile, il giornalista mette le mani avanti: "Dobbiamo riconoscerlo onestamente, dopo un anno le libertà fondamentali sono ancora garantite. Meloni non ha creato un paese autoritario". Da qui la stoccata ai gufi: "Cose come 'il cognato, il marito che ha detto una frase infelice', sono tutte sciocchezze".

Anche sull'emergenza migranti, da giorni appiglio usato da Pd e compagni per prendere di mira l'esecutivo, la firma del Corriere della Sera ha le idee chiarissime: "Per me è una questione europea". Tradotto: l'Ue non può voltare le spalle e lasciare che l'Italia si occupi da sola del problema. E infatti a riguardo, Mieli rincara la dose: "L'Europa se ne rende di conto di meno o fa finta lasciando che l'Italia sia il Paese a dover affrontare il problema".

 

 

Da qui quello che il giornalista definisce "il rischio autoritario", ossia che "le élite pensino che tutto sommato la questione migranti sia sovrastimata, che in fondo non ne arrivano così tanti e che sono tutti reintegrabili, ma è il popolo che non la pensa così. E sto guardando in diversi paesi europei che partiti a cui non si davano due euro, come quelli neonazisti, crescono in una maniera preoccupante". Il risultato è dunque sotto gli occhi di tutti: "Cresce il divario tra le élite e il popolo che sta zitto ma va a votare e poi il rischio è che, per interpretare questa gente, anche le élite diano una torsione autoritaria ai loro progetti". 

 

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