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Luciana Littizzetto, una poltrona al Salone del Libro

Luca Beatrice
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Arriva la conferma: Luciana Littizzetto sarà consulente al Salone del libro di Torino."Mi è stata chiesta una collaborazione, io mi sono domandata se ero in grado di farlo e che cosa potevo portare al Salone, finalmente nella mia città. Sono molto felice di questo". Così la comica torinese, protagonista di Che tempo che fa a fianco di Fabio Fazio su Canale Nove e da questa stagione anche di Tu si que vales su Canale 5, commenta la scelta del direttore del Salone Annalena Benini di affidarle la sezione Leggerezza dell'edizione 2024 della kermesse.

"Quello di cui mi occupo da sempre è la leggerezza, che non è intesa soltanto come comicità, ma le penne lievi che danno senso e profondità alle cose attraverso la leggerezza. Siamo in un tempo pesantissimo, siamo reduci dal Covid che ci ha spianato e abbiamo tantissimo bisogno di respirare, di senso e di sollievo", spiega la Littizzetto, aggiungendo: "Molti pensano che la leggerezza sia stupidità, ma non è così, io cercherò di raccogliere tutto quello che riguarda il pensiero che ci porta un po' di speranza cercando di fare come fanno gli astronauti quando chiusi nella loro navicella hanno una crisi d'ansia e muovono le dita dei piedi quindi io farò una sezione in cui si muoverà fortemente le dita dei piedi".

Di seguito, l'articolo-indiscrezione firmato da Luca Beatrice su Libero in edicola oggi, 5 ottobre.


A poche ore dalla prima conferenza stampa che al Teatro Gobetti di Torino illustrerà il piano editoriale del Salone del libro nel triennio 2024-2026, girano altre voci su chi affiancherà nella “squadra di governo” Annalena Benini. Appena tre giorni fa la neodirettrice ha infatti scaricato via mail il folto gruppo di consulenti voluti da Nicola Lagioia: il metodo non è piaciuto a tutti ma tant’è, si doveva dare un segno di discontinuità e così sarà.

Tra i nomi più papabili, oltre a Francesco Piccolo e Guia Soncini, tra gli amici più stretti di Benini, girano quelli di Alessandro Piperno, Pierluigi Battista e Pietrangelo Buttafuoco: rappresentano aree culturali e forse anche politiche diverse, sono certamente indipendenti e non legati ai soliti carrozzoni, qualche idea “altra” rispetto al passato dovrebbero portarla. Radio Salone dà certamente della partita Luciana Littizzetto incaricata, secondo indiscrezioni, di occuparsi di «letteratura leggera» che supponiamo comprenda quell’area che va dai colleghi comici ai romanzi rosa, dalla young adult al neoromanticismo.

 

 

 

Pur nutrendo qualche dubbio sulla sua preparazione in campo editoriale, bisogna considerare i diversi aspetti che si celano dietro questa probabile nomina. Littizzetto è personaggio senz’altro torinese in un Salone che sta depauperandosi di spirito sabaudo, conta un novero di vecchi fan in città e, non dimentichiamoci, va in televisione anche se non ha più lo smalto dei tempi belli, insomma la sua popolarità sul video traina ancora, vieppiù dopo il trasloco vittimista e piangina da Rai3 alla Nove. leggerlo sotto altre lenti, l’invito di cui si vocifera -a suo modo sorprendente, dopo che si era parlato nei mesi scorsi di un Salone meno ideologico, unilateralmente partitico, la riserva indiana dove la versione è sempre e solo la stessa, senza alcun legame con la realtà- sarebbe un’altra dimostrazione di forza della vecchia sinistra che in un modo o nell’altro dimostra di tenere saldamente il bordone della cultura tra le proprie mani.

 

 

 

FAZISMO

Parafrasando il direttore Daniele Capezzone e il titolo del suo ultimo libro E basta con ‘sto fascismo, ci viene da dire «e basta con ‘sto fazismo», ovvero quel movimento che ha identificato nel suo leader maximo Fabio Fazio e nella sua appendice comica, appunto Luciana Littizzetto, principale depositario della cultura in Italia, che per oltre vent’anni ha compilato l’elenco dei buoni e dei cattivi, ha spinto determinati autori al posto di altri, decretandone non solo il successo ma anche e soprattutto il diritto di cittadinanza nell’alta società del sapere. Finita un’era? Neanche per sogno: esce dalla porta e rientra dalla finestra.

Durissima, proprio lo scorso Salone, contro i ministri Eugenia Roccella e Matteo Salvini, sarcastica ben oltre i limiti opposta a chi non la pensa come lei, Littizzetto si troverebbe questa volta coinvolta non più nel ruolo di ospite assoldata per far ridere con la sua satira politica unilaterale, bensì chiamata a un compito ben più ecumenico e ad ampio raggio che non sono troppo sicuro sia capace di svolgere. Arrivasse a presentare un libro, suo o di qualcun altro, non ci sarebbe nulla da obiettare perché il Salone deve essere (anche se non lo è mai stato) una manifestazione larga e plurale, spazio dunque alle Littizzetto, agli Zerocalcare, persino ai Saviano se proprio si deve, piuttosto che farne dei martiri. Il coinvolgimento nel piano editoriale, invece, è altra faccenda, dalle intenzioni ci saremmo aspettati nomi meno schierati, tanto per non ricadere nel solito stuolo di polemiche che ha accompagnato le ultime edizioni. Sarebbe bello, insomma, che il Salone del libro diventasse una cosa seria, anche divertente, nel rispetto della qualità, evitando lo svacco.

 

 

 

Non conoscendo i retroscena né i motivi di tale prestigioso incarico, dato ormai quasi per certo, a meno che nella «notte prima del Salone» qualcuno non abbia cambiato idea e non potendo far altro che attribuirlo ad Annalena Benini, la morale di questa storia è poi sempre la stessa: quando si parla di cultura la sinistra continua a esercitare il proprio diritto a fare sistema, la destra (ma mi verrebbe da dire gli altri, in non fazisti e sono tanti) più che puntare su monadi episodiche non riesce a fare. Non si tutela, non si garantisce, continuando a esercitare il ruolo dell’opposizione pur essendo maggioranza. Il caso Littizzetto non so se interpretarlo come uno spettacolare colpo di coda o come il solito rimarcare il territorio: Lagioia o Benini, qui comandiamo noi. Firmato, i fazisti. 

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